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Clan Democracy | La Democrazia del Klan

Igor Wolfango Schiaroli

DiIgor Wolfango Schiaroli

Mar 30, 2025

Viviamo in un’epoca in cui l’informazione reale, la Verità classica, ha perso il suo fascino e la sua capacità di convincere. L’autorevolezza sembra diluita dal marketing, e la narrazione condivisa ha sostituito il rigore della ricerca e dell’analisi critica. Siamo tornati, paradossalmente, a un’era pre-Gutenberg, un’epoca in cui l’accesso alla conoscenza era controllato e filtrato da istituzioni con il potere di decidere cosa fosse vero e cosa no.

Oggi le cattedrali sono tornate a essere la forma primaria dell’informazione. Ma non sono più fatte di pietra e vetrate istoriate: al posto degli affreschi, dei dipinti e delle epigrafi scolpite, troviamo i social media con i loro banner, i reel, i post virali, rafforzati da like e condivisioni in tempo reale. Gli amanuensi medievali, monaci dediti alla trascrizione dei testi sacri, sono stati rimpiazzati dalle automazioni governate da codici, che chiamiamo algoritmi senza neppure comprendere cosa siano realmente. Tutti parlano di algoritmi, ma pochi sanno definirli, e ancora meno ne comprendono il vero impatto.

La Rivoluzione di Gutenberg e la Libertà dell’Informazione

Prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg nel XV secolo, la produzione di libri era un’attività lenta e costosa, controllata quasi esclusivamente dai monasteri e dalle grandi cattedrali. I monaci amanuensi avevano il compito di copiare a mano testi sacri, opere filosofiche e documenti scientifici, decidendo implicitamente quali conoscenze potessero essere diffuse e quali dovessero rimanere confinate nei chiostri del potere religioso.

Con l’invenzione della stampa, il monopolio della conoscenza venne spezzato. I libri potevano essere prodotti in grandi quantità e a costi molto più bassi, permettendo la diffusione della cultura a un pubblico sempre più vasto. Questo segnò l’inizio di una trasformazione epocale: l’accesso alla conoscenza non era più appannaggio esclusivo degli ordini religiosi e dei ricchi aristocratici, ma divenne un diritto potenzialmente universale. La Riforma Protestante, l’Illuminismo e la Rivoluzione Scientifica furono tutte in parte possibili grazie a questa innovazione tecnologica.

Tuttavia, oggi ci troviamo di fronte a una nuova forma di controllo dell’informazione. Se il Medioevo vedeva la conoscenza limitata dalla sua rarità, il presente è caratterizzato dall’eccesso di informazioni, spesso manipolate per servire interessi economici e politici. L’apparente accesso illimitato alla conoscenza nasconde una nuova censura: quella delle regole del sistema, degli algoritmi, che filtrano, promuovono o nascondono i contenuti in base a logiche opache e legate a scopi commerciali e a volte politici. Invece di un’assenza di informazioni, oggi affrontiamo il problema opposto: un sovraccarico di dati che impedisce la distinzione tra verità e manipolazione.

Le Cattedrali dell’Informazione

Umberto Eco descrisse il Medioevo come un’epoca in cui il sapere era gerarchizzato e racchiuso in cattedrali, monasteri e biblioteche, accessibili solo a pochi eletti. Nel suo noto romanzo il Nome della Rosa ci viene mostrato come la conoscenza fosse distillata con attenzione e che le informazioni fossero celate e modificate per far si che il popolo non avesse modo di costruire un pensiero critico.

(Sinossi del Nome della Rosa) Siamo nel 1327. Il frate francescano Guglielmo da Baskerville e il suo giovane allievo Adso da Melk giungono in un’abbazia benedettina del Nord Italia per un incontro tra rappresentanti della Chiesa e dell’Impero. Ma all’interno del monastero avvengono misteriosi omicidi, tutti legati alla biblioteca-labirinto, che custodisce libri proibiti. Guglielmo, con la sua logica e metodo deduttivo, cerca di svelare il mistero, mentre i monaci sono divisi tra fede e paura. Scoprirà che il vero fulcro dell’intrigo è un libro proibito: la seconda parte della Poetica di Aristotele, che esalta la risata come strumento di conoscenza. L’anziano monaco Jorge da Burgos, fanatico e dogmatico, ha avvelenato il manoscritto per impedirne la lettura, ritenendo il riso un pericolo per la fede. La biblioteca finirà distrutta dalle fiamme, lasciando dietro di sé solo macerie e segreti perduti.

Eco, attraverso questo giallo medievale, riflette su temi profondi, ma “qual è il vero mistero del romanzo?” Perché, sebbene si presenti come un giallo medievale, il libro è in realtà una riflessione profonda su il potere della conoscenza, il controllo delle informazioni e la lotta tra verità e ideologia.:

  • Comunicazione e conoscenza: il sapere è potere, ma è anche manipolabile. La biblioteca-labirinto simboleggia il controllo dell’informazione, come avviene oggi con media e social network.

  • Religione e censura: Jorge da Burgos, il monaco cieco antagonista, rappresenta ogni forma di autorità che teme il libero pensiero. La risata è vista come eversiva perché mina i dogmi imposti.

  • Marketing e narrazione: Eco costruisce un romanzo che mescola filosofia, giallo e storia medievale, mostrando come la narrazione possa creare un mito, esattamente come avviene oggi nel branding.

Questo romanzo storico era una lettura fondamentale nella scuola del periodo pre-Internet perchè mostra come il potere religioso abbia spesso utilizzato la censura per mantenere il controllo sulle masse, anticipando il problema attuale della gestione dell’informazione nelle ideologie politiche e religiose. La biblioteca-labirinto simboleggia il potere della conoscenza e della sua manipolazione, anticipando il dibattito odierno sulle fake news e il controllo dell’informazione che svolgono i governi con gli atti legislativi e le piattaforme social come atti di sviluppo commerciale e politico. Eco mostra quindi come il potere religioso abbia spesso utilizzato la censura per mantenere il controllo sulle masse, anticipando il problema attuale della gestione dell’informazione nelle ideologie politiche e religiose.

Oggi la religione ha perso quel potere assoluto di controllo lasciando lo scettro ad altri poteri e la lettura o, per chi ne ha visto il film o lo ha letto in passato, la ri-lettura  di questo libro insegna un principio chiave del marketing: il mistero vende. La biblioteca segreta, gli omicidi e i manoscritti proibiti creano una tensione narrativa irresistibile, esattamente come oggi i brand costruiscono strategie basate su esclusività e segretezza per attrarre i consumatori.

In definitiva, Il Nome della Rosa è un’opera che ci mette in guardia: chi controlla la conoscenza controlla il potere. Che si tratti della Chiesa medievale, di un governo moderno o di un social network, la gestione dell’informazione e l’uso strategico della comunicazione influenzano profondamente la società.

Alla fine, le domande che mi pongo sono: Oggi chi è Jorge da Burgos? E qual è il libro che vogliono impedirci di leggere? In questo istante chi controlla la conoscenza? Chi decide cosa possiamo leggere o pensare?

Oggi, le nuove cattedrali digitali esercitano lo stesso potere, ma con una differenza sostanziale: invece di negare l’accesso alle informazioni, lo sommergono in un mare di contenuti manipolabili e ipersemplificati. Il risultato è una sorta di analfabetismo funzionale di massa, dove la percezione sostituisce la realtà.

Finanza e Informazione: Un Legame Pericoloso

Nel Medioevo, il valore della moneta era legato a un asset fisico, come l’oro. Oggi, il denaro è virtuale, legato più alle percezioni che ai fondamentali economici. Le borse mondiali si muovono sulla base delle informazioni che circolano nei social media, trasformando la verità in una variabile stocastica digitale, flessibile e sempre manipolabile. Questo sistema invisibile di controllo e profitto alimenta rivoluzioni e dissenso, generando bolle speculative e crisi economiche costruite su narrative artificiali.

Le guerre sante medievali si basavano su racconti di mostri e demoni per spingere la popolazione alla battaglia. Oggi, i social media creano falsi cattivi e falsi buoni, demonizzando figure pubbliche senza una reale comprensione dei fatti. Un esempio emblematico è George Soros: per moti la impersonificazione del diavolo, per alcuni un benefattore, per altri un nemico occulto del sistema. La sua reputazione è stata bruciata sulla piazza globale dei social media, così come nel passato si bruciavano eretici e streghe.

Su questo tema suggerisco la lettura , fino in fondo di un articolo di cui vi metto il link, che rivela con fonti autorevoli come il voto democratico sia stato manipolato profondamente e efficacemente da un manipolo di potenti senza scrupoli: Come si crea un nemico Hannes Grassegger, Das Magazin, Svizzera https://www.internazionale.it/notizie/hannes-grassegger/2020/02/14/nemico-soros

 

La Nuova Struttura del Potere

Esattamente come Umberto Eco descriveva gli “apocalittici e integrati“, oggi esistono due categorie di individui: coloro che comprendono la dimensione del network digitale e coloro che ne sono vittime inconsapevoli. Ma anche chi comprende i meccanismi della manipolazione informativa non è immune: questo potere è più forte di una malattia genetica o di una bomba atomica. Distrugge indipendentemente dalla consapevolezza, poiché il sistema è progettato per autoalimentarsi, piegando anche gli spiriti più critici e indipendenti.

Gli apocalittici vedono la cultura di massa come una minaccia che appiattisce il pensiero e manipola le persone. Gli integrati, invece, la considerano un’opportunità per diffondere conoscenza e connettere il mondo.  La verità dovrebbe trovarsi nel mezzo, ma dipende da come usiamo i media.

Clan Democracy e la Manipolazione del Consenso

La democrazia tradizionale si basava sulla discussione pubblica e sulla verifica delle fonti. Oggi, il consenso è generato da bolle informative, da clan digitali che definiscono la realtà in base a narrazioni autoalimentate. La democrazia del clan è la versione moderna del tribalismo medievale: non esiste una verità condivisa, solo appartenenza a un gruppo ideologico.

Un esempio storico poco noto riguarda il Ku Klux Klan, che nacque inizialmente nelle fila del Partito Democratico statunitense, in opposizione ai Repubblicani che sostenevano l’abolizione della schiavitù. Questo ribalta molte narrazioni semplificate della storia, dimostrando quanto le informazioni possano essere manipolate per servire interessi politici e sociali. Le informazioni non vengono semplicemente diffuse, ma fabbricate su misura per rafforzare un’identità di gruppo.

Big Data, Sorveglianza e Transumanesimo

Il capitalismo della sorveglianza utilizza i big data per prevedere e manipolare il comportamento umano. L’intelligenza artificiale, lasciata a briglia sciolta, sta trasformando l’umanità in un database vivente. Il transumanesimo, con la sua promessa di potenziamento tecnologico dell’essere umano, potrebbe essere la fase finale di questo processo, in cui la nostra libertà individuale viene interamente sacrificata sull’altare dell’efficienza e del controllo.
Tuttavia, l’AI è, in definitiva, solo uno strumento, proprio come una calcolatrice o un computer: il suo impatto dipende dall’uso che ne facciamo. Se impiegata con consapevolezza, può amplificare la creatività, facilitare il lavoro e migliorare la qualità della vita. Il rischio non è nella tecnologia in sé, ma nella gestione che ne viene fatta e nelle scelte etiche di chi la controlla. La sfida è mantenere il potere decisionale umano sopra l’automatismo cieco dell’efficienza.

I Luddisti, nel XIX secolo, distruggevano le macchine per paura che queste sottraessero il loro lavoro. Temevano che l’automazione li relegasse a una vita di povertà e disoccupazione. Allo stesso modo, i maniscalchi si opponevano alla diffusione delle automobili, temendo che i loro mestieri diventassero obsoleti. Oggi, la stessa paura si manifesta verso l’intelligenza artificiale: una tecnologia che potrebbe essere incredibilmente utile, ma che sembra troppo complessa e misteriosa per essere compresa dalla maggior parte di noi.

Proprio come quando, per ottenere la patente di guida, dovevamo imparare a conoscere il funzionamento del motore di un’auto e la sua sicurezza, oggi dovremmo comprendere l’AI per poterla usare consapevolmente. L’auto, un tempo sconosciuta, è diventata uno strumento familiare e sicuro, perché abbiamo imparato a guidarla e a capirne il funzionamento. Invece, oggi usiamo strumenti come l’AI, che sono più potenti e pericolosi di un’auto, senza sapere cosa c’è sotto il cofano, cosa alimenta il motore e chi l’ha progettata. La conoscenza ci rende liberi, come recita il vecchio adagio, ma sembra che oggi, quando oltrepassiamo la “linea d’ombra” della tecnologia, molti di noi preferiscano non comprendere veramente ciò che sta accadendo.

Autori Coraggiosi

Molti autori cercano invano di rendere visibili le nuove cattedrali del potere occulto, ma la vera domanda rimane: siamo ancora liberi o non lo siamo mai stati? La rivoluzione digitale, anziché emanciparci, ci ha resi più schiavi che mai, prigionieri di un sistema di illusioni collettive da cui sembra impossibile fuggire. La nuova era non ha distrutto la censura, l’ha soltanto resa invisibile, e quindi più potente di quanto avremmo mai potuto immaginare.


Igor Wolfango Schiaroli

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