Avvertenza: questo articolo ha il tono e il rigore di una pubblicazione accademica, ma si concede ironia e sarcasmo, non come esercizio di stile, ma come esigenza etica. Di fronte al narcisismo genitoriale contemporaneo, la neutralità è una forma di connivenza.
In una società dove il selfie ha sostituito lo specchio e il bisogno di attenzione si misura in like e commenti, una nuova figura mitologica ha preso forma: il genitore narcisista. Ex-cavalieri solitari dell’egocentrismo mondano, costoro scoprono improvvisamente, a cavallo tra i 35 e i 45 anni, un nuovo scopo nella vita: generare. Non educare, non crescere, non responsabilizzarsi: generare. E da quel momento, la narrazione cambia.
Il figlio diventa uno specchio al quadrato, uno strumento per completare la propria immagine pubblica. Il narcisista diventa così non solo genitore, ma genitore consapevole, “diverso”, “evoluto”. In realtà, è spesso solo una persona stanca dei riflessi sbiaditi della propria esistenza, in cerca di una nuova audience emotiva e sociale.
Profilo Clinico e Comportamentale
Il genitore narcisista arriva da una storia coerentemente incoerente. Per decenni ha vissuto sotto i riflettori del proprio palcoscenico personale: relazioni multiple, grande carisma sociale, capacità camaleontica di adattamento a contesti ideologici e culturali divergenti — purché lui (o lei) resti al centro.
Queste persone adottano l’assolutismo morale a intermittenza: ieri mangiavano tartare di manzo, oggi sono vegani estremi e chi consuma proteine animali è un assassino inconsapevole. L’incapacità di tollerare il grigio è patologica: solo bianco o nero, giusto o sbagliato, sveglio o idiota.
Il narcisista non ha una visione del mondo: ha una proiezione. E questa cambia repentinamente ogni volta che il suo ego ha bisogno di una nuova impalcatura.
La Grande Svolta: Riprodursi
Ad un certo punto, l’orologio biologico (non sempre il loro, a volte quello del partner) suona. E allora via: si fanno figli. Il processo è spesso casuale, emotivamente instabile, legato a un bisogno di immortalità o di pubblico e di potere. La scelta del partner non avviene sulla base di empatia, reciprocità o progetto comune, ma secondo criteri funzionali: “Chi mi alimenta l’ego?”, “Chi posso controllare?”. Il partner ideale è remissivo, economicamente sostenibile, psicologicamente manipolabile.
In alcuni casi, il partner si ribella e scappa. Ma spesso si annichilisce. Se donna, lavora anche per mantenere figlio e narcisista. Se uomo, diventa una comparsa nella gloriosa narrazione della madre-martire.
Il Figlio come Status Symbol
E poi arriva la mutazione finale: l’autocelebrazione genitoriale. Il narcisista diventa il “vero consapevole”. Chi non ha figli è, per estensione, inconsapevole, egoista, superficiale, incompleto.
Frasi tipo:
- “Da quando ho un figlio ho capito tutto della vita”,
- “Non puoi capire, tu non hai figli”,
- “L’amore vero lo conosci solo quando diventi genitore”,
diventano mantra. Il fatto che organismi unicellulari riescano a riprodursi senza conferenze stampa non viene mai contemplato.
Coerenza? No, grazie
Il narcisista genitoriale è profondamente incoerente, ma si sente coerente. E agisce di conseguenza. Parla male di chi non si allinea. E più l’altro è coerente, stabile, responsabile… più è bersaglio del disprezzo implicito (o esplicito).
Non si assume responsabilità vere: non elabora errori, non fa autocritica. Si giustifica con un senso di “consapevolezza” autoproclamata. Ma consapevolezza di cosa, esattamente? Questo rimane un mistero epistemologico.
Aspetti Neurologici e Comportamentali
Dal punto di vista neurologico, studi recenti sul funzionamento della Default Mode Network (DMN) dimostrano che i soggetti con tratti narcisistici mostrano un’attività cerebrale legata alla ruminazione interna, all’autoreferenzialità e alla scarsa empatia (Yang et al., 2021). La DMN è iperattiva, ma mal calibrata: ciò comporta una percezione distorta di sé e degli altri.
Inoltre, l’amigdala di questi soggetti è spesso ipersensibile alle critiche, mentre la corteccia prefrontale — che regola le funzioni esecutive e l’empatia — mostra un’attività discontinua e instabile, in linea con i modelli comportamentali osservati nella genitorialità narcisistica.
Conclusione: I Figli come Redenzione (o Condanna)
Aspettiamo che i figli crescano. Che vadano in terapia. Che raccontino ciò che hanno visto e sentito. Che sopravvivano, nel senso più nobile, a un’educazione emotivamente disfunzionale e centrata sul genitore.
A loro toccherà il compito più difficile: vivere in un mondo che i loro genitori hanno riempito di sé stessi, lasciando poco spazio al resto.
Citazione finale:
“Si riproducono tutti gli esseri viventi, ma solo l’essere umano pretende l’applauso.”
— Prof. Harold B. Stern
Bibliografia
Ronningstam, Elsa. Narcissistic Personality Disorder: A Clinical Perspective. Oxford University Press, 2005.
Twenge, Jean M., and W. Keith Campbell. The Narcissism Epidemic: Living in the Age of Entitlement. Free Press, 2009.
Yang, Xiang, et al. “Neural correlates of narcissistic traits: A resting-state fMRI study.” Journal of Psychiatric Research, vol. 140, 2021.