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Il processo elettorale è un processo macchinoso. Dovete uscire da casa, recarvi a un seggio, fare la fila, consegnare un documento, poi entrare in una cabina, segnare con una X la vostra scelta e nel caso scrivere uno o più nomi di preferenza, uscire dalla cabina, inserire la scheda in un’urna e tornare a casa. Poi, ancora, un gruppo non piccolo di persone dovrà svuotare le urne, dividere le schede a una a una in base alle X, contarle, contare gli eventuali nomi di preferenza, scriverli su un registro, discutere con altre persone che contestano quella o quell’altra X. Infine, inviare tutto a un altro ufficio, che a sua volta invierà i risultati a un ufficio centrale che avrà il compito di sommare i totali dei voti. E in tutto questo non ho calcolato il lavoro preparatorio delle schede.

Non sarebbe tutto enormemente più semplice, immediato, poter votare semplicemente facendo un clic sul computer, il cellulare o l’IPad? Il voto sarebbe quasi istantaneo (senza dover uscire di casa o smettere di fare qualsiasi cosa voi stiate facendo) e lo spoglio altrettanto.

Un futuro radioso, perfino senza contestazioni.

C’è un problema, però.

La caratteristica imprescindibile del voto è che sia segreto. Condizione necessaria perché il voto sia libero e non sia soggetto a ritorsioni di nessun tipo è che il voto debba essere segreto. La segretezza è la chiave del voto.

Quando si vota bisogna identificarsi per dimostrare che non si è votato prima. Perché il voto di ciascuno di noi deve essere unico.

Il voto tradizionale, quello che noi esercitiamo con scheda e matita, scinde le due fasi, le rende indipendenti l’una dall’altra. Permettendo al voto di restare segreto.

Votando digitalmente questa separazione non è possibile. Per votare bisogna registrarsi, utilizzare una password e comunque ogni mossa che noi facciamo sul web riporta le nostre impronte, uniche, personalizzate, identificabili.

In altre parole, il voto elettronico non è segreto. Quindi, non è libero.

Immaginate se in un Paese dove la democrazia funziona così così, dove si può aver paura a esprimersi liberamente. Oppure semplicemente pensate se sia giusto che lo Stato o chiunque altro soggetto abbia il diritto di conoscere come avete votato.

La tecnologia deve aiutare a renderci liberi non schiavi.


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