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Leonardo Da Vinci e gli altri: il rinascimento del vino

Vino nel Rinascimento Gastone Saletnich PARTE 2 [WREPort IndyWREP]

Premessa Con il secolo XVI assistiamo ad un radicale cambiamento della società in tutti i suoi aspetti. Il vino, per sua natura e per la sua grande valenza simbolica, si presta a cogliere questo momento di passaggio epocale facendo emergere gli elementi più intimi e meno conosciuti di questo periodo e dei grandi personaggi che ne sono stati gli indiscussi protagonisti. Nello specifico Leonardo da Vinci e Papa Paolo III Farnese. Entrambi furono amanti del vino, e nel caso di Leonardo anche produttore. Del genio toscano sappiamo inoltre che era molto legato alla vigna milanese che faceva parte della dimora che gli era stata regalata da Ludovico Sforza detto il Moro. In questo susseguirsi prima abbozzato e poi sempre più vorticoso di edizioni di ricettari e compendi di cucina che godevano di numerose ristampe per i secoli a venire, s’intravvedono i primi, schivi, accostamenti tra cibo e vino. La trattatistica sui vini, estremamente ampia per l’epoca, tendeva a separare il vino e le sue qualità terapeutiche o farmacologiche dal resto degli altri alimenti. Ricordo qui brevemente che, secondo la medicina Ippocratico – Galenica il vino, al pari di altri alimenti, veniva studiato come principio di riequilibrio delle complessioni corporee in una visione cosmologica in cui gli elementi costitutivi dell’ordine terraqueo, ovvero acqua, aria, terra e fuoco, erano creativi anche degli esseri umani, a loro volta figuranti di una cosmologia interiore (dottrina ripresa dall’antroposofia steineriana). Se la trattatistica medica tendeva a separare il vino in funzione delle sue capacità curative e ad ancorare il suo potere alla somministrazione di una bevanda cara agli dei, la cucina lo riduceva a veicolo essenziale delle cotture di vivande di varia sorta o come mezzo di arricchimento per la frutta fresca e per la preparazione dei dolci. Una prima timida attenzione veniva invece posta a quella che oggi è considerata una vera e propria arte, con un proprio statuto, delle proprie regole, a volte mitigate da altre regole, quando non ancora da pratiche, dei tecnici (prevalentemente sommelier, ma non solo): l’arte dell’abbinamento cibo-vino. Voglio qui riportare una piccola parte, dedicata al ruolo del bottigliere, di quella meravigliosa opera di cucina che va sotto il nome de “La singolar dottrina” di Domenico Romoli detto il Panunto


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