Le elezioni statunitensi sono imminenti.
Il democratico Joe Biden sfida il repubblicano Donald Trump.
Mai come questa volta il mondo è spaccato in due tifoserie chiuse nelle loro idee preconcette ed estremiste.
Chi sostiene che Trump sia un pazzo, un egomaniaco e un alimentatore di conflitti, interni e internazionali, è convinto che Biden sia un progressista moderato, amico delle minoranze etniche e degli immigrati e fautore di un mondo più pacifico e con minori disuguaglianze.
Chi sostiene che Biden sia un politico corrotto, guerrafondaio e amico dell’alta finanza, dice che Trump è un pacifista convinto, un vero paladino che lotta contro il sistema (riassunto nel termine «stato profondo»), un protettore dei lavoratori.
Visto che l’ideologia preconcetta e la semplificazione manichea credo portino entrambe a una distorsione della realtà, che è sempre più complessa della dicotomia bene contro male, proviamo a analizzare i fatti.
Partiamo dal Presidente Trump.
Da quando lui è in carica gli Stati Uniti non si sono più imbarcati in nessuna guerra.
Vero. Ma direttamente. Indirettamente gli Stati Uniti hanno appoggiato in tutti i modi l’Arabia Saudita nei suoi bombardamenti indiscriminati sull’inerme popolazione dello Yemen.
Gli Stati Uniti hanno appoggiato acriticamente le mire razziste ed espansionistiche del premier israeliano Netanyahu.
Gli Stati Uniti hanno ritirato soldati dall’Afghanistan (relativamente). Ma questi sono stati sostituiti da mercenari, sempre agli ordini del Pentagono.
Gli Stati Uniti hanno cercato in tutti i modi di abbattere i governi del Venezuela (senza successo), della Bolivia (ci sono quasi riusciti), dell’Ecuador (con successo). Hanno praticamente messo un ex torturatore militare quando regnava una dittatura (Bolsonaro) alla presidenza del Brasile.
Gli Stati Uniti hanno rotto un trattato trentennale con la Russia per il controllo degli armamenti nucleari. Hanno rotto il trattato con l’Iran e hanno commesso un atto di guerra sempre contro l’Iran (l’uccisione dell’ex comandante delle guardie della Rivoluzione Soleimani). Evento che per poco non ha portato a una guerra globale.
Gli Stati Uniti hanno stracciato il trattato di Oslo di pacificazione tra israeliani e palestinesi.
Gli Stati Uniti hanno stracciato il trattato di Parigi sul controllo del clima.
Gli Stati Uniti sono usciti dall’Oms, lasciandolo sostanzialmente in mano alle multinazionali del farmaco.
Gli Stati Uniti hanno provocato un inizio di recessione mondiale avviando una guerra commerciale con la Cina.
E in politica interna?
Trump ha cercato di abolire in tutti i modi l’Obama Care. Che, premetto, si tratta di una legge che in Italia non verrebbe mai nemmeno pensata da una forza politica neoliberista, ovvero affidare la sanità pubblica nelle mani delle assicurazioni private. Ma che per gli Usa sono un enorme passo in avanti in termini di diritti.
Ha fatto ripartire l’economia? Ha creato milioni di nuovi posti di lavoro?
Se si esce dal dogma assoluto del Pil e si vedono i dati dello stato reale della popolazione statunitense, emerge che nella speciale classifica delle diseguaglianze gli Stati Uniti sono scesi al 96esimo posto. Tra la Costa D’Avorio e la Papua Nuova Guinea.
Che il 10% più ricco della popolazione è 18 volte più ricco del 10% più povero, come in Ciad, che è uno dei Paesi più poveri del pianeta.
E ancora. Gli Stati Uniti sono sull’orlo di una guerra interrazziale. Non è solo colpa del governo centrale, è qualcosa che covava da tempo, però diciamo che Trump non ha fatto che soffiare sul fuoco.
Trump, l’amico dei ricchi di Wall Street. Che vanta tra i suoi migliori amici Larry Fink, il fondatore della società finanziaria più ricca e potente del mondo: BlackRock,.
Si potrebbe continuare parlando di come ha gestito la pandemia. Ma su questo punto siete in grado di giudicare da soli.
Passiamo allo sfidante: Joe Biden.
Biden è finanziato dai colossi del web: Facebook, Twitter, Google, Oracle.
È finanziato da Big Pharma.
È finanziato dai colossi della finanza: Goldman Sachs, Merryl Linch, JP Morgan.
Eccetera eccetera.
E si presume (sarebbe strano il contrario) che una volta eletto Biden sia in debito con tutti questi soggetti.
Biden è anche l’uomo del colpo di Stato in Ucraina. Non perché ne era coinvolto il figlio (cosa vera tra l’altro). Ma era il figlio che era stato coinvolto, consegnandogli la proprietà un gigante del gas, come contropartita del lavoro speso da Biden per rovesciare il democraticamente eletto governo di Kiev e mettere al suo posto un governo con ben quattro ministri dichiaratamente nazisti.
Sempre a proposito dell’Ucraina, nel 2014 scrissi un articolo (supportato da un video) in cui raccontavo come Biden fosse partito direttamente da Washington per atterrare a Odessa e incontrare il capo della criminalità locale, il capo della polizia di Odessa e il leader di uno dei più efferati movimenti neonazisti. Il giorno successivo a questo incontro, la criminalità locale, la polizia e le squadracce neonaziste fecero irruzione nella casa dei sindacati, torturarono, stuprarono e poi arsero vive quasi 400 persone.
C’è un legame tra i due episodi? Giudicatelo voi.
Biden è uno degli uomini a capo delle rivoluzioni colorate, che democraticamente disarcionano governi legittimamente eletti o feroci dittature. Tutte rivoluzioni, però, con un unico obiettivo finale: imporre il modello di vita Usa in quei Paesi e, di conseguenza, imporre le multinazionali Usa a discapito dell’economia e della cultura locale.
Trump e Biden si scontreranno all’ultimo sangue per poter entrare nello studio ovale. E così faranno i loro sostenitori.
Adesso, ditemi voi, in tutta coscienza. Chi votereste?