di F.F.
Avete mai sentito parlare di Max Schrems?
Max Schrems era uno studente di giurisprudenza austriaco. Un giorno si è reso conto che su Facebook gli arrivavano dei messaggi pubblicitari che usavano delle informazioni che lui non aveva mai condiviso, intime.
Ha scritto a Facebook dicendo: «Mi dite quali informazioni avete su di me nel vostro database visto che in base alla legislazione europea ho diritto di saperlo?». Facebook non ha risposto. Lui ha scritto al garante della privacy irlandese, perché Facebook in Europa è registrato come società con sede in Irlanda. Facebook ha risposto che essendo Schrems cittadino europeo per la legge della reciprocità loro non erano tenuti, anche in base al Safe Harbour (un accordo siglato tra la commissione europea e il governo Usa senza avvertire il parlamento europeo).
Schrems quando ha finito il suo ciclo di studi in Europa si è iscritto per fare una specializzazione negli Stati Uniti. Non appena è diventato residente ha chiesto a un giudice di avere accesso ai suoi dati su Facebook. Il giudice glielo ha concesso. Facebook non ha risposto. Lui è tornato dal giudice dicendo che non aveva risposto. Il giudice ha obbligato Facebook a dare i dati. A quel punto ha ricevuto uno scatolone in cui c’erano dentro dieci dvd di dati riferiti a lui.
C’era scritto che Schrems aveva preferenze omosessuali, che andava per locali notturni in giro, che aveva una sessualità irregolare di un certo tipo, che era politicamente marcato a sinistra e tutta una serie di altre considerazioni strettamente personali.
In Europa se qualcuno raccoglie questo genere di informazioni su qualcuno finisce in galera. Mentre un signore che lavora negli Usa e possiede una società di internet Usa lo può fare liberamente e si quota anche in Borsa grazie a questi dati.
E non è tutto.
Secondo il Patriot Act, se il governo Usa chiede dati a Google o a qualsiasi altra web company loro devono consegnarglieli e non devono dirlo a nessuno che l’hanno fatto, altrimenti vanno in prigione, è segreto di Stato. Mentre qualsiasi altro governo al mondo chiede gli stessi dati loro possono rifiutarsi.
Oramai, tutta l’Europa è una colonia digitale.
I dati rappresentano il petrolio della nostra epoca. Sono infatti sempre di più il carburante dell’economia di mercato, moltiplicano i profitti delle aziende che li possiedono e tutti ne sono alla ricerca.
Il modello di business di Google e Facebook è raccogliere informazioni personali e poi usare questi dati fare soldi con la pubblicità. Oppure sdebitarsi con il governo di Washington, vero finanziatore di tutte le aziende high tech che contano, cedendo loro tutte le informazioni.
Facebook non ha nemmeno bisogno di fabbricare dei dossier perché ognuno dei suoi utenti se lo fabbrica da solo e glielo consegna. Come gli consegna gratis tutte le conversazioni, foto e filmati postati su Whatsapp. E Facebook le può usare a piacimento. E come Facebook tutti i servizi segreti degli Stati Uniti. Per che cosa? Chiedetelo a loro.
Il modello di business di Facebook si basa sulla violazione dei dati. Facebook è nata con l’obiettivo di impossessarsi dei dati del pianeta.
Ci sta accadendo una stranissima seduta di ipnosi collettiva. Io lo definisco maoismo digitale. Le grandi compagnie tecnologiche usano i nostri device per condizionarci e per spiarci. Il primo presidente di Facebook (Sean Parker) ha detto esplicitamente che la società usa le tecniche derivate dalla psicologia del comportamento per manipolare le persone, per renderle dipendenti.
Facebook ci dà una sola possibilità di pagamento, con la nostra attenzione, che è molto più preziosa dei soldi.