Le IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza) hanno garantito la struttura del Welfare in Italia. Un immenso patrimonio donato per i cittadini è stato messo a reddito per erogare servizi sociali alle categorie più svantaggiate. Ospedali, asili, orfanotrofi e tanto altro.
Oggi le IPAB in tutta Italia sono oggetto di scandali che riguardano principalmente mala gestio del Patrimonio immobiliare e l’assistenza è stata ridotta al minimo o azzerata. Un focus sul mondo delle IPAB con l’Avv. Maria Pia Capozza (Avvocato e WREP Reporter).
Le I.P.A.B. sono enti di diritto pubblico, che operando sotto il controllo e la vigilanza delle regioni, svolgono attività di assistenza agli anziani, agli handicappati, ai minori ed altre categorie deboli, curano la formazione e la educazione, gestendo ospedali, brefotrofi, ospizi, ricoveri, collegi, asili ed altro ancora.
Le IPAB dovrebbero aiutare i bisognosi grazie alle donazioni, oggi in molti casi sono vicine al dissesto ma i loro immobili valgono miliardi, ma in pochi conoscono queste istituzioni che si occupano, o si dovrebbero, di assistenza al cittadino.Le “Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza” (I.P.A.B.), hanno patrimoni immobiliari molto grandi dalle donazioni e posseggono immobili spesso di pregio, che dovrebbero aiutare orfani, anziani, ciechi o chiunque versi in difficoltà.
Le Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza hanno in tutto o in parte il fine di prestare assistenza ai più poveri o provvedere all’educazione, all’istruzione, all’avviamento a qualche professione, arte o mestiere od, in qualsiasi altro modo, il miglioramento morale ed economico. Questo è ciò che recita l’art.1, L.17 luglio 1890 n. 6972.
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Mi chiamo Maria Capozza e sono un Avvocato Rotale. In passato già Segretario Generale di una IPAB (Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza).
Le IPAB nascono con la cosiddetta legge Crispi e sono degli istituti subentrati alle Opere Pie o ad altre realtà, nate a loro volta dalla beneficenza di nobili o di religiosi.
Tali beni sono stati donati nel corso degli anni alla popolazione per offrire servizi di eccellenza e supporto
Molti non sanno che diverse realtà tipo ospedali o case per i ciechi ed asili, in realtà provengono da un’Opera Pia o sono attualmente delle IPAB.
Un esempio per tutti è l’Ospedale San Giacomo donato dal Cardinale Salviati alla città di Roma, oppure l’orfanotrofio di Santa Maria in Aquiro, o ancora il Collegio Salviati, sempre donato dal Cardinale, anche in luogo della vicinanza fra gli immobili, proprio per creare una specie di buon circuito dell’assistenza che andava dal cittadino romano malato a quello povero, fino all’orfano che doveva essere assistito sia nella parte scolastica, sia nel sostentamento vero e proprio.
Una storia che riguarda anche l’Istituto per ciechi Sant’Alessio, a lungo punto di eccellenza e sostegno in favore di tutti i cechi – non solo romani – che forniva un’assistenza diretta a quanti soffrivano di tale patologia.
Ma esistono decine di altre realtà simili, beni donati soprattutto con l’obiettivo di assistere gli infanti.
Prima della legge CRISPI fu fatto un monitoraggio e un inventario di tutti i beni donati e della quantità di assistenza che, attraverso questi beni si realizzava: ne venne fuori un patrimonio immenso.
Un patrimonio italiano, un patrimonio a favore di tutti i cittadini, in particolare dei cittadini romani, proprio perché si tratta quasi sempre di beni immobili di particolare pregio o di valore inestimabile donati da uomini di Chiesa, come appunto Palazzi Rivaldi, ma esistono anche donazioni di terre o promontori in altre regioni come Toscana, Abruzzo o Calabria e Sicilia.
Purtroppo nel corso del tempo l’amministrazione dei beni si è sempre più caratterizzata con una gestione quasi esclusivamente immobiliare e l’assistenza si è ridotta, fino ad arrivare a dati di bilancio che registrano in pochi anni un calo del 95 per cento.
Come somma di una serie di segnalazioni, denunce e inchieste che sono avvenute un pò in tutta Italia nel corso degli ultimi anni, è stata presentata anche una mozione della senatrice Granato, per sapere cosa ne sia stato di questi beni, dal momento che erogavano importanti servizi e assistenza ai cittadini.
La mozione chiede quale sia stato il destino dei beni delle IPAB.
In questo modo, oggi, si potrà avere un nuovo inventario e sapere cosa resta dell’assistenza legata ai beni. Anche perché quasi tutti sono stati poi donati con un vincolo di destinazione d’uso, ovvero il bene, nei secoli avvenire, avrebbe dovuto essere sempre destinato ad un servizio specifico in favore ad esempio di minori, come nel caso degli orfanotrofi, o a favore dei malati nel caso degli ospedali.
Questo concetto di vincolo di destinazione d’uso che trascende i secoli, è stato recentissimamente definito da una sentenza del Consiglio di Stato che, con riferimento all’Ospedale san Giacomo, parla proprio di eccesso di potere da parte di chi, in questo caso la Regione Lazio, ha chiuso l’Ospedale senza rispettare il vincolo di destinazione del bene, creando un vuoto di assistenza: le parole appunto del Consiglio di Stato sono relative alla mancanza di assistenza che quel bene avrebbe dovuto garantire per i cittadini romani. Data la sua posizione nel pieno centro storico, è chiaro che poi in realtà il San Giacomo era un punto di riferimento anche per i turisti e per chiunque potesse necessitare di assistenza medica nelle sue vicinanze. Nel caso specifico parliamo di un Ospedale che, poco prima di essere chiuso era stato interamente ristrutturato ed era un punto di eccellenza per alcune patologie come l’endocrinologia e la chirurgia di emergenza, oltre ad essere un importante pronto soccorso.
Attualmente l’Ospedale risulta ancora chiuso, nonostante la recentissima sentenza e al fatto che accanto ci sia solo un piccolo presidio sanitario che, chiaramente, può fare poco e non svolge le funzioni di pronto soccorso.
Per quanto riguarda le IPAB, esse sono state più volte oggetto di cronaca o di inchieste giudiziarie che hanno visto svendere immobili a prezzi stracciati rispetto al loro valore nominale, o hanno trasferito queste proprietà a dei fondi immobiliari, o ancora sono stati al centro di reati di corruzione e traffico di influenze illecite o altro reato, che avevano ad oggetto proprio la gestione degli appalti, degli immobili e delle locazioni. Ripeto, si tratta di immobili di particolare pregio.
Ad esempio, a Roma, quasi tutte le IPAB hanno appartamenti o palazzi cielo terra, o anche attici, a piazza Navona, piazza di Spagna e sono diventate anche sedi di importanti realtà come la Link Campus University.
Non tutti sanno che un intero isolato di via Margutta – una delle vie che il mondo intero ci invidia – è di una IPAB.
Quindi la domanda rimane sempre la stessa: perché così tante persone hanno donato i loro beni? In molti casi la donazione è stata fatta veramente a fin di bene per i cittadini bisognosi, da parte di persone abbienti che mettevano a disposizione proprietà dal valore incommensurabile.
Va anche detto che all’epoca queste persone avevano molti altri beni. Tornando al presente: purtroppo nel tempo la gestione di queste donazioni si è focalizzata sugli appalti relativi alla manutenzione ordinaria o straordinaria degli immobili e sulla diminuzione sempre più incisiva dell’assistenza.
Questo ha portato ad avere un abbattimento di quello che è il cosiddetto Welfare strutturale. Oggi abbiamo piccole realtà di assistenza, magari sane, alle quali però manca una rete della solidarietà, una rete del welfare che possa rispondere a tutti i bisogni del cittadino e le IPAB per tanti secoli hanno proprio garantito questo processo.
Una cosa molto importante da precisare è che se c’è il vincolo di destinazione d’uso del bene donato per la realizzazione di un servizio sociale, in questo caso il donante ha vincolato nei secoli dei secoli e al di là anche di ogni governo o entità politica che gestisce quel bene. Questo è un principio che deriva dal diritto romano e che non consente a nessuno, anche in futuro, di utilizzare quel bene in modo diverso.
Ciò cosa significa? Significa che gli eredi dei beni donati a suo tempo da cardinali o da semplici borghesi molto ricchi, possono in teoria riprendere, chiedere e diffidare l’Ente che attualmente gestisce il bene perché questo sia utilizzato secondo il fine del donante oppure perché per chiederne la restituzione. Potete ben capire che se ciò avvenisse in tutta Italia rappresenterebbe un dissesto del patrimonio italiano ed anche un terremoto nella struttura assistenziale. Ma la struttura del welfare è stata appunto falcidiata con altri metodi ed è durante la pandemia – e quindi con l’emergenza delle terapie intensive- che si è proprio tornati a parlare delle IPAB e dei beni donati con un vincolo di scopo. In particolare sono gli ospedali ad essere chiaramente tornati alla ribalta.
Ci sono tre esempi che possiamo fare di gestione non idonea allo scopo: uno è quello del dell’ospedale San Giacomo di cui abbiamo parlato; l’altro dell’ospedale Forlanini anche questo caso chiuso nel 2015 e ritualmente ancora non oggetto di un progetto complessivo di riqualificazione che tenga conto della maestosità del bene e anche dell’utilità che nel corso dei secoli quest’ospedale ha avuto. Anche in questo caso ricordiamo che il Forlanini è un ospedale posizionato vicino al centro della città, già eccellenza nell’apparato respiratorio e ne avremmo potuto utilizzare le potenzialità per affrontare i ricoveri da covid19, le degenze e anche gli ammalati di long covid.
Altra IPAB salita agli onori della cronaca è il Pio Albergo Trivulzio a Milano, dove per una serie di irregolarità sono avvenuti tanti decessi per Covid a inizio 2020. Anche in questo caso un bene donato per fini assistenziali è venuto meno al suo obiettivo.
Con riferimento all’aumento della povertà e all’abbandono dei neonati è importante segnalare anche la chiusura di tanti ex orfanotrofi. Il caso più eclatante riguarda l’Orfanotrofio di Santa Maria in Aquiro, il Collegio Salviati, sito in Piazza Capranica, sempre donato dal Cardinale Salviati con vincolo di destinazione di scopo ma attualmente sede del Senato che non paga per l’utilizzo in questo immobile.
Auspichiamo che il vincolo di destinazione d’uso venga realizzato e che, proprio in quanto sede di un’istituzione così prestigiosa come il Senato, si possa fare luce sul suo utilizzo.