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Oscar Wilde, cronaca di un omossessuale vittima delle dinamiche perbeniste

Francesca Moretti

DiFrancesca Moretti

Gen 11, 2023
Oscar Wilde

Da poco ho finito di rileggere “Il fantasma di Canterville”, un breve racconto che appartiene al genere umoristico fantastico scritto da Oscar Wilde e pubblicato nel 1887 in due episodi sulla rivista “The Court and Society Review”.
La rilettura di un libro, specie se a distanza di tempo, presenta il vantaggio di far scoprire elementi essenziali e interessanti che alla prima lettura passano inosservati, forse perché siamo concentrati sulla comprensione generale della storia, o verosimilmente siamo curiosi di scoprire quale finale l’autore ha riservato per noi.

Il fantasma di Canterville ha una trama dai contorni divertenti il cui protagonista, Sir Simon, ormai passato a miglior vita “o quasi”, dopo aver terrorizzato per secoli nelle vesti di fantasma i proprietari che si sono succeduti nella sua tenuta di Canterville Chase, viene considerato come un soggetto comune dagli ultimi inquilini che si sono appena insediati nel castello. Una famiglia americana composta dal signor Hiram B. Otis, la moglie, e i loro quattro figli: il primogenito Washington, la graziosa quindicenne Virginia, i gemelli Stelle e Bande. Gli Otis, sin dalle prime apparizioni di Sir Simon, si dimostrano indifferenti e per nulla atterriti dalla sua presenza. Al contrario manifestano tutto il loro essere pragmatici dinanzi a situazioni funeste: nella biblioteca lavano via la macchia di sangue con l’efficace smacchiatore Pinkerton, sangue che secondo la leggenda appartiene a Lady Eleonora uccisa dal marito, Sir Simon. Non finisce certo qui, addirittura gli Otis, mossi a compassione, o più probabilmente infastiditi dal cigolio notturno, offrono al fantasma del lubrificante per le catene tanto rumorose. E che dire dei comportamenti alquanto sgradevoli posti in essere nei confronti di Sir Simon dai pestiferi gemelli? I fanciulli americani trovano assai divertente esasperarlo con una serie di scherzi e dispetti. Solo una componente della famiglia, Virginia, manifesta il sentimento di pietà verso il povero fantasma, e lo aiuta a trovare quella pace eterna tanto anelata.

Oscar Wilde con Lord Alfred Douglas

Oscar Wilde ha saputo con stile semplice, pungente e accattivante restituire ai suoi lettori uno spaccato di due mondi completamente differenti: alla realtà inglese aristocratica e fortemente ancorata alle tradizioni del passato, si contrappone l’alta borghesia americana caratterizzata da un pragmatismo unico, salda nel qui e ora, nelle cose materiali, e che guarda al futuro con grande speranza.

Oscar Wilde è stato vittima di una mentalità intrisa di idee perbeniste, mentre era giunto alla notorietà, una mossa azzardata lo fece precipitare diretto nella fredda e buia cella della prigione di Reading Gaol. Wilde fu accusato di omosessualità e condannato a due anni di lavori forzati. Tutto nasce da una relazione sentimentale che vede coinvolto lo scrittore con Lord Alfred Douglas, figlio di John Sholto Douglas, ottavo marchese di Queensberry. L’omosessualità di Wilde non costituiva una novità per l’opinione pubblica, era un omosessuale dichiarato, ma salvare le apparenze era il fine ultimo della società dell’epoca, quindi, fino a quando si evitava lo scandalo, tutto filava liscio. Per il nostro scrittore, però, le cose si misero male, il padre del suo giovane amante gli fece recapitare una lettera offensiva e calunniante. Ferito nella persona, Wilde decise di denunciarlo. Chissà se con il senno di poi avrebbe optato per un’altra soluzione, giacché dopo aver sporto denuncia si ritrovò completamente rovinato. I legali del marchese si diedero un gran da fare per affossare Oscar Wilde, riuscirono a presentare le prove per la sua condanna per omosessualità.
Uscito dalle patrie galere, dopo un soggiorno di due anni, lo scrittore è fortemente provato nel fisico e nell’animo, si ritrova senza il becco di un quattrino e opta per l’esilio volontario in Francia, dove muore a causa di una meningite all’età di 46 anni.
“Ho scritto quando non conoscevo la vita. Ora che so il senso della vita, non ho più niente da scrivere. La vita non può essere scritta: la vita può essere soltanto vissuta”.

Bibliografia:
Oscar Wilde, Il fantasma di Canterville
Oscar Wilde, Aforismi


Francesca Moretti

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