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Brian Leigh è un ragazzo irlandese. Stava per partire in vacanza per gli Stati Uniti. Venti giorni prima di partire cerca di convincere la sua ragazza a passare un po’ di tempo con lui prima che parta con le seguenti parole, pronunciate (questo è importante) nel salotto di casa sua: «Sei libera questa settimana per quattro chiacchiere prima che vada a distruggere l’America?». E poi le ha dato un bacio.
20 giorni dopo sale sul suo aereo per Los Angeles e al controllo passaporti lo arrestano. Pensava che fosse a causa del suo passaporto irlandese, patria dei terroristi dell’Ira.
Poi, però, gli chiedono «Cosa intendevi dire per distruggere l’America?». E lui: «Festeggiare, fare baldoria, ubriacarsi. Ma voi come fate a sapere che ho pronunciato quelle parole?». Aggiungendo: «Qualsiasi imbecille leggendo quel tweet ne capirebbe il senso».
Brian è stato arrestato e detenuto per due mesi senza poter vedere un avvocato con l’accusa di prevenzione al terrorismo, in base al Patriot Act.
Ma il punto è che dentro casa sua era libero di dire ciò che gli pareva e che non aveva commesso nessun reato. Era stato arrestato con l’accusa che l’avrebbe commesso in futuro il reato.
Avete presente il film con Tom Cruise “Minority Report”, in cui lui era un poliziotto che arrestava le persone perché in base alle informazioni elaborate da un computer queste in futuro avrebbero commesso dei crimini?
Quel futuro è già realtà negli Stati Uniti.
Il newyorchese Joe Lipari per rilassarsi ha casa ha messo il video di “Fight Club”. A un certo punto un personaggio del film pronuncia la seguente frase: «Questo con la camicia Oxford potrebbe anche scoppiare e poi correre di ufficio in ufficio con un’ArmaLite AR-10». Frase che Joe ha trascritto su Facebook.
Dopo pochi minuti bussano alla porta. Quando apre gli prende un colpo. Agenti speciali della polizia di New York con giubbotti antiproiettile e pistole spianate. Mettendo sotto sopra casa trovano una scatola con dentro i riconoscimenti militari di Joe. A quel punto un agente gli chiede «Sai cos’è un’ArmaLite AR-10?».
Joe non poteva crederci. Erano lì per un commento su Facebook. E lo hanno anche arrestato, per precauzione.
A detta loro un suo amico di Facebook avrebbe chiamato il 911. Così ha chiesto di poter sentire la chiamata. Era un suo diritto. Allora gli hanno detto: «In realtà non ha chiamato il 911, è venuto direttamente in centrale. In questi casi non abbiamo prove».
Il problema era: come faceva la polizia ad aver avuto il suo indirizzo, visto che abitava lì da soli dieci giorni e non l’aveva aggiornato da nessuna parte? Perfino nei dati bancari risultava il suo vecchio appartamento. Nessun documento attestava che lui vivesse lì.
Il dodicenne Vito Lapinta si è visto prelevare direttamente in classe dal Secret Service, il corpo dei servizi segreti che protegge il Presidente degli Stati Uniti. Il suo reato, aver scritto un Tweet in cui ricordava della morte di bin Laden, aggiungendo che Obama avrebbe dovuto stare attento a possibili attentatori suicidi.
L’uomo in completo nero e occhiali neri che lo voleva arrestare gli ha detto che lo stava facendo perché il bambino rappresentava una minaccia per il Presidente.
Un software ha elaborato quel breve tweet, senza considerare la sua età e che quello «stare attento» doveva essere considerato come un consiglio. La macchina aveva semplicemente rivelato che in base a una serie di parole Vito era una potenziale minaccia.
Quel futuro è già realtà anche nel Regno Unito.
Attraverso i social network (e non solo) Scotland Yard persegue quelli che vengono chiamati i precrimini, per prevenire turbamenti dell’ordine pubblico o un’azione criminale in generale. Si chiamano arresto per crimini Minority Report.
La ventenne Amy Cutler è stata arrestata perché aveva discusso su WhatsApp l’intenzione di organizzare uno zombie flash mob il giorno delle nozze reali tra William e Kate.
Amy e altri quattro zombie sono stati arrestati preventivamente, a casa loro, per un potenziale turbamento della quiete pubblica. Accusati di travestirsi da zombie e di volersi mangiare una torta a forma di cervello!
Sempre a Londra un professore di antropologia, un certo Chris Knight, è astato arrestato insieme ad altri cinquanta suoi studenti perché, sempre su WhatsApp, stavano organizzando una protesta per strada sotto forma di spettacolo teatrale. Lo avrebbero messo in scena il giorno dello sbarco di Trump a Londra.
È sufficiente scrivere qualcosa di Facebook, Twitter, inviare un messaggio su WhatsApp, scrivere un’email, telefonarsi o solo discutere di qualcosa in un luogo chiuso per rappresentare una minaccia.
Questo è il presente oramai. Come nei film. Il progresso tanto idolatrato da molti di noi ci sta costruendo una gabbia intorno alla nostra libertà. Una gabbia fatta con il nostro stesso lavoro. E senza nessuno che dica nulla. Distratti come siamo da miliardi di sciocchezze e contenti di andare incontro a Minority Report, con il sorriso e la felicità per poter postare un nostra foto su Instagram o inviare un meme su WhatsApp.


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1 commento su “Persone comuni spiate come polli”
  1. Ho visto il video “persone comuni spiate come polli” sono rimasto letteralmente basito volevo sapere se tali scioccanti avvenimenti sono documentati la loro gravità è devastante.Non metto in dubbio la serietà e professionalità dell’ Autore che seguo da tempo ma parlando con qualche amico di questo articolo la loro prima domanda è stata appunto questa.Le persone si lasciano abbindolare con leggerezza dai canti delle sirene del Web poi quando proponi argomenti seri che potrebbero coinvolgerli vogliono garanzie inoppugnabili .Da una parte è cosa buona e giusta dall’altra presenta una incongruenza di fondo : ogni argomento in rete dovrebbe essere affrontato con la massima cautela e prudenza iniziando con la facilità con cui lasciano i loro dati personali .
    Cordiali saluti .

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