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TUTTI (O QUASI) INSEGNANTI E COACH YOGA: MA IL VERO SUCCESSO STA NEL FALLIMENTO

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DiIggy Poppins

Feb 23, 2024

Mi capita spesso di ricevere messaggi di persone che hanno iniziato a insegnare yoga per cambiare vita. Come fosse un mestiere scelto a tavolino, suggerito dai tanti coach e dall’immaginario irrazionale pubblicitario. Tutto questo penetra la naturale insoddisfazione del modello di vita che è stato adottato, ci porta alla frenesia dell’insoddisfazione e accompagna tutti verso l’immaturità sociale che ha come unica soluzione quella di cambiare, rallentare e modificare le proprie abitudini.

Spronati da illusioni e di nuovi modi per vivere e di guadagnare si cercano insegnamenti, ma senza un criterio si viene attirati semplicemente dai “cosiddetti maestri di vita” che non a caso chiamiamo coach proprio perché svolgono un ruolo propriamente militare. Questi moderni coach cercano di arruolarci nell’esercito degli insoddisfatti e insegnano buone tecniche a tutte quelle persone che sono pronte a combattere la guerra alla povertà e alla disillusione.

In realtà la parola coach ha tutt’altra origine, ma in questo articolo la prendo dal mondo sportivo avendola sentita per la prima volta nei film americani. L’origine del termine sembra essere nel XIX secolo e nasce in Inghilterra tra gli studenti universitari che utilizzavano il termine coach come titolo di rispetto e autorevolezza per indicare i migliori tutor. Non parlo qui degli insegnati autorevoli, dei coach che fanno un lavoro utile e certosino, ce ne sono tanti ma essi non si fanno mai pubblicità.


La pratica dell’Iyengar Yoga aiuta a sviluppare forza, flessibilità ed equilibrio.


E’ così che proliferano corsi e scuole di formazione per coach e insegnanti di yoga e così sbocciano enti di riconoscimento e scuole con sofisticati sistemi internazionali che possono certificare anche scatole cinesi e matrioske. Puoi diventare un insegnante di yoga, basta fare corsi a trance di 100, 200 ore, 400 ore o addirittura 600 e 1000 ore se ti vuoi masterizzare ulteriormente. Guadagnerai tanti badge e diplomi non riconosciuti da nessuno Stato di diritto, perché molti ci suggeriscono che il nostro Stato ci nasconde la strada per la felicità. La felicità si raggiunge seguendo i consigli di gente che non sa fallire mai.

“Ogni fallimento è un passo verso il successo. Ogni scoperta di ciò che è falso ci indirizza verso ciò che è vero: ogni prova ci mostra qualche allettante forma di errore. Non solo, quasi nessun tentativo può considerarsi del tutto un fallimento, quasi nessuna teoria, quasi nessun risultato di un pensiero analitico, è del tutto falsa; nessuna forma allettante di errore è priva di un certo fascino latente che nasce dalla Verità”. — W. Whewell

Mi son sempre chiesto quale sia il termine di riferimento. Sulla base delle ore acquistate si definisce livello e apprendimento e quindi di competenza?
Sono certo che l’esperienza sia fondamentale ma quale corso diventa il termine idoneo di riferimento?

IN ITALIA, AL MOMENTO, NON C’È UNA LEGGE CHE DEFINISCA CHI PUÒ O MENO FARE IL COACH E INSEGNARE YOGA

IN QUESTO MOMENTO TUTTI, O QUASI, POSSONO FARE I COACH E INSEGNARE YOGA
Cresce l’offerta con il crescere della domanda, o è il contrario? Quello che appare certo è che le scuole di formazione per coach e insegnanti yoga crescono come funghi sotto un temporale. Nascono e muoiono enti di  riconoscimento per ogni genere. Queste scuole, data la semplicità di passare da un paese all’altro con sistemi connessi alla rete internet, appaiono organi internazionali che condiscono il tutto con un’aurea che può sembrare autorevole.

La nostra società ama e onora il successo, l’importante è essere famosi ed è il successo che definisce la persona, è il lavoro che fai o l’organizzazione a cui appartieni che ci definisce. Questa è una sorta di malattia sociale. Quando incontro una persona la maggior parte delle volte mi chiede “che lavoro fai?”. Quando conosco qualcuno mi si chiede che mestiere faccio e non cosa mi piace fare o come vedo il mondo, quello che importa a tutti è conoscere qualcuno che abbia qualche potere perché attraverso quella conoscenza si può arrivare oltre. E’  l’organizzazione che conta non la cultura.

Come possiamo misurare l’impatto, o meglio quale è il campo d’influenza e quali sono le conseguenze?
Probabilmente il traguardo della felicità si raggiunge con la stabilità e l’autostima  e il nostro successo si manifesta non tanto con il raggiungimento di un obiettivo concreto e predefinito ma piuttosto con il suo esatto opposto: il fallimento.

Basta chiedere ai coach alle prime armi e ci risponderanno che il fallimento è da evitare perché si deve raggiungere direttamente il successo perché non possiamo considerarci dei falliti. E’ opinione comune che fallimento e successo non possano coesistere. Nulla di più sbagliato penso.
Sappiamo bene che i migliori insegnamenti li abbiamo maturati dagli errori e che “più si lavora e più si sbaglia” e che solo gli immobili non rischiano di deragliare.
Il fallimento ha un ruolo estremamente importante nella nostra esperienza di vita. Il successo lo troviamo mentre percorriamo la strada dell’istruzione e dello sviluppo professionale purché si riesca a far fronte alle difficoltà e finché daremo il giusto peso agli insegnamenti.

ALLA RICERCA DI UN MAESTRO
Offuscati dalla frenesia della ricerca della felicità non riusciamo a valutare concretamente la qualità e la serietà dei messaggi che ci arrivano da quelle persone che si propongono come “maestri”. Non siamo in grado di comprendere se un insegnante, o il Maestro, sia qualificato o se abbia un adeguato grado di onestà. Ma alcune persone non riescono ad uscire dal proprio guscio (cd. confort zone) e attendono un qualsiasi messia, un punto di svolta che non li faccia sudare o piangere e scendere troppo dentro se stessi. Serve un maestro e per trovarlo si è disposti a non essere attenti e coscienti a ciò che si sta di fatto acquistando.

E così i discepoli cercano il Guru di cui approfittarsi e i Guru si approfittano dei discepoli.  Senza ricordare i casi estremi assisto troppo spesso a galvanizzazioni di persone che rimangono eccessivamente coinvolte per poche frasi fatte o illusioni preconfezionate che permettono di raggiungere obiettivi troppo sfidanti. Spesso nel mantra ci sono i soldi, degli altri.

Quello che faccio sempre è quello di valutare la storia, la serietà e la capacità di chi pretende di insegnare. Quale è la reale trasparenza di questi insegnanti? Che tipo di formazione hanno avuto? Sono stati anni in accademia o hanno passato il tempo sotto un albero a meditare ?… o hanno fatto entrambe le cose? Sanno parlare bene e hanno un tono coinvolgente che maschera ad arte delle lacune essenziali?

Ritengo che valutare un insegnante sia il primo passo per un percorso che porterà alla conoscenza e alla coscienza di se. Spesso il viaggio è più importante della meta. Si inizia remando duro e l’esperienza farà da motore.

LA CURIOSITA’ FA L’UMANO GIGANTE
Mi dico sempre di chiedere e testare per cui faccio spesso la “lezione di prova”, ne ho fatte a centinaia e pochissime volte ho proseguito oltre. Oramai ho diversi pregiudizi per cui mi bastano certe frasi a impatto o certe cose non dette per capire come si svolgerà il corso nel concreto. La prima cosa è conoscere l’ambiente e resto convinto che c’è più bisogno di fallire prima di cercare un maestro, in modo da “capire le nostre sconfitte e i nostri sogni”.

Il senso della vita è un paradosso: “Non è sufficiente avere successo, per avere successo altri devono fallire


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Iggy Poppins

Iggy Poppins è un appassionato in nuovi media e alla tecnologia, con esperienze nella comunicazione del settore web. È  indipendente e non appartiene a nessuna squadra politica.

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