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Cappuccetto Rosso in casa con il Lupo

Francesca Moretti

DiFrancesca Moretti

Mar 19, 2023

La pedofilia è una grave e persistente piaga sociale che scombussola le coscienze umane, fa mettere in discussione valori e ideali, vacillare le certezze, dubitare dell’efficacia della rete sociale, ma soprattutto lascia alla mente tante domande aperte. Alla ricerca di una spiegazione plausibile, ma mai giustificabile, provo a riflettere su come possa un adulto usare violenza sessuale su un bambino o bambina, la scelta del genere maschio e/o femmina per questi degeneri malati a volte è rilevante e in altre non lo è affatto, a siffatti soggetti interessa principalmente che la loro preda abbia un’età inferiore ai 13 anni. Peggio ancora, mi arrabatto la mente a comprendere come sia possibile per un genitore abusare sessualmente del proprio figlio, come può violare nel fisico e nell’anima la creatura che ha deciso di dare alla vita?
Questi e altri interrogativi si insinuano nei miei pensieri come immagino in quelli di ogni uomo con un comportamento sessualmente normale, che vede nell’agito del pedofilo qualcosa di terribilmente sconvolgente e contro natura e che, sovente, il soggetto disturbato, per difendersi da tanta brutalità e senso di vergogna, tende a negare l’esistenza della violenza, non considerando come reale l’abuso sessuale inflitto al bambino. In diversi casi di violenza su minore, si parte spesso dall’assunto “presunto abuso su minore”, in alcune circostanze il fatto raccontato dal bambino si attribuisce alla sua fervida immaginazione, o alla sua infantile necessità di esagerare l’evento per stare al centro dell’attenzione. È il bambino ad enfatizzare e/o mentire oppure è l’adulto che entra in quel meccanismo di difesa dove è meglio negare che affrontare la dura realtà? Lascio i commenti agli esperti…
Il disturbo pedofilico, ossia l’interesse sessuale per i bambini, sia di sesso femminile che maschile, è incluso nei disturbi parafilici. La parola parafilia indica “qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale diverso dall’interesse sessuale per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti” (Manuale DSM-5).
Il termine pedofilia deriva dal greco con il significato di “amare i fanciulli”, e usato nel linguaggio comune per indicare un pervertito sessuale, che ha un’attrazione erotica verso i bambini, indipendentemente dal loro sesso. Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali vengono indicati i criteri diagnostici per il disturbo pedofilico, e ad essi e ad altre valutazioni psicologiche che i clinici fanno riferimento per fare una diagnosi del disturbo sia nei confronti di soggetti che negano, nonostante prove evidenti, ogni tipo di attrazione sessuale verso bambini al di sotto dei 13 anni, sia nei confronti di coloro che ammettono questa forma di parafilia.
Gli esperti distinguono tra disturbo pedofilico e interesse sessuale pedofilico. Per diagnosticare l’esistenza del disturbo la diagnosi deve soddisfare i criteri diagnostici: ricorrenti comportamenti pedofilici per un periodo di almeno 6 mesi; l’individuo presenta difficoltà psicosociali a causa dei suoi comportamenti o delle sue fantasie e desideri sessuali; la diagnosi richiede un soggetto di un’età minima di 16 anni e di almeno 5 anni maggiore rispetto ai bambini abusati. I soggetti che dichiarano di non provare vergogna, senso di colpa, ansia riguardo a questi impulsi parafilici e di non sentirsi funzionalmente limitati dagli stessi, e le valutazioni psichiatriche e giudiziarie a cui tali soggetti sono stati sottoposti accertano che non hanno mai agito spinti dai loro impulsi, non viene loro diagnosticato il disturbo pedofilico ma hanno un interesse sessuale pedofilico.
I clinici non si fermano ai soli criteri sopra citati, tengono conto di altri fattori nell’effettuare una diagnosi. Sicuramente il materiale pedopornografico in possesso del presunto pedofilo è un possibile indicatore del disturbo; tale materiale solitamente viene trovato quando ha luogo la perquisizione da parte delle forze dell’ordine dei luoghi frequentati dal sospettato e dal controllo di computer e cellulari di sua proprietà.
Dalle confessioni di molti pedofili si viene a conoscenza che essi stessi da piccoli sono stati vittime di abusi sessuali. Altri invece hanno già avuto una diagnosi di disturbo antisociale di personalità. Secondo alcune ricerche nel campo della neurologia sembra che uno sviluppo neurologico anomalo nell’utero materno possa portare a un probabile sviluppo di un interesse pedofilico. In altre parole un disturbo su cui gli psichiatri hanno molto ancora da indagare e comprendere.


Francesca Moretti

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