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CIBO ed EROS. Senza Bacco e Cerere, Venere si raffredda

Gastone Saletnich

DiGastone Saletnich

Dic 9, 2021

Un detto latino, nella sua assoluta pragmatica schiettezza, recita così: “Venerem sine Libero et Cerere frigere”. Tradotto per coloro che non “masticano” le lingue classiche, il proverbio più o meno recita “senza Bacco e Cerere, Venere si raffredda”, con le tre divinità a indicare rispettivamente il vino, il cibo e l’amore.

Parlare del rapporto tra cibo, amore ed eros è indubbiamente un’avventura complicata, fatta di mille aspetti e particolarità che segnano differenze, tracciano percorsi e generano continue commistioni.

In definitiva non è sbagliato dire che il cibo è più di un nutrimento fisico, è anche un nutrimento emotivo che da sempre ha avuto un forte impatto sessuale sulla mente e il corpo.

Il desiderio sessuale ha due componenti fondamentali, fisiologica e psichica. I cibi afrodisiaci agiscono su quest’ultima componente, contribuendo a scatenare fantasie e ad attivare circuiti vascolari in grado di migliorare l’intimità di coppia.

Sono due aspetti della vita profondamente legati. Cibo e sesso servono, non solo per la sopravvivenza ma soprattutto per la socializzazione e per la soddisfazione personale.
I piaceri della gola si intrecciano alla sessualità nella religione, mitologia, tradizione e nelle diverse culture.
Ogni civiltà ha elaborato le proprie ricette in tal senso, facendo uso sia di ingredienti semplici e di facile reperibilità, in un certo senso anche insospettabili, come alcuni tipi di verdure e di legumi, sia di altri alimenti decisamente più costosi e raffinati, come le tanto propagandate ostriche.
Da storico cercherò di proporre in questa sede una breve ma significativa panoramica su personaggi storici che hanno a che fare con questo tema.
Se gli Egiziani erano pronti a giurare sulle eccellenti qualità afrodisiache della cipolla, talmente potente da essere addirittura proibita ai sacerdoti votatisi al celibato, e della lattuga, sacra al dio della fertilità Min, i Greci scommettevano invece sulle lenticchie, a loro giudizio in grado di mantenere pressoché inalterata la virilità maschile fino a tarda età, e sulla menta, sebbene quest’ultima non trovasse concordi tutti.
Altre straordinarie “medicine naturali” per rinvigorire la vita erotica nell’Antica Grecia, erano la zuppa di fagioli, l’aglio, la cipolla, i funghi e i carciofi, che sortivano anche il doppio effetto di favorire il concepimento di un figlio maschio.
Il Master chef più famoso dell’antica Roma, Marco Gavio Apicio, ci ha lasciato, tra le molte, una curiosa ricetta. “Per coloro che cercano le gioie di Venere – spiegava nel suo De re coquinaria – lessare i lampascioni in acqua, poi, come si fa anche per le nozze, servirli con i pinoli, il succo estratto dalla ruchetta e pepe”. Va considerato, poi, che la ricetta di Apicio doveva proprio essere una “bomba” afrodisiaca: pure i pinoli e la rucola avevano infatti la fama di inestimabili amici dei grandi amatori. Secondo Plinio il Vecchio, i primi “spengono la sete, calmano i bruciori dello stomaco e vincono la debolezza delle parti virili”, mentre per i secondi la garanzia d’efficacia veniva direttamente dal dio della fertilità Priapo.
Nel Medioevo gli afrodisiaci venivano equiparati ad alimenti magici profondamente peccaminosi perché la Chiesa Cattolica accreditò la convinzione che i piaceri sessuali e persino le gioie dei sensi fossero un male. L’amante dell’epoca, afflitto da un amore non corrisposto o dall’impotenza, era costretto a ricorrere a rimedi illeciti che spesso sconfinavano nella negromanzia. Il dio dell’amore divenne così un demonio, e la bella Afrodite/Venere una strega in attesa di accalappiare deboli e peccatori. Nel Medioevo, oltre a giurare sull’effetto miracoloso del cervello di piccione o della coda di rospo, agli afrodisiaci già conosciuti si aggiunsero i prodotti della natura che stimolavano fermentazioni intestinali, quali castagne, fave, ceci e tartufi.
Tra Rinascimento e Barocco il binomio cibo ed eros torna in auge, si pensi alle corti italiane del ‘400/’500; Caterina de’ Medici, regina consorte di Francia, come moglie di Enrico II, dal 1547 al 1559, reggente dal 1560 al 1563 incarna alla perfezione questo legame. Celebri i banchetti da lei organizzati dove pare, così come ci dicono fonti accreditate, si circondasse di un gruppo numeroso (un’ottantina si dice) di belle e giovani damigelle. Un gruppo “d’assalto” passato alla storia con il nome di “Escadron volant”. Il compito di queste fanciulle era prima di tutto diffondere le buone maniere, coinvolgere in giochi di galanteria gli aggressivi nobili francesi, far trionfare la cortesia ed il piacere del bel vivere. E fondamentalmente sedurre i propri interlocutori per carpire notizie sensibili utili a Caterina.
È di questo periodo la pubblicazione di de l’Herbario Nuovo del medico romano Castore Durante. Nel libro, corredato da alcune bellissime tavole illustrate l’autore ci da preziosi suggerimenti, buoni per tutte le tasche e disponibilità economiche, eccone uno stralcio.
I tartufi sono molto in pregio appresso i magnati alle cene: percioche si pensano che mangiari con pepe, eccitino gli appetiti venerei. Che se avessi qualche problema di saccoccia, ricorda che sono succedaneo de i tartufi le castagne, messe cotte sotto la cenere, poi monde, e cotte con olio in tegame con pepe e succo d’aranci”.
Fu un a un pronipote della regina Caterina che, nella Francia del ‘600 – in pieno periodo Barocco, spettò il compito di incarnare il profondo rapporto tra Eros e Cibo: re Luigi XIV rappresenta la sintesi tra l’amore per il cibo e l’amore per l’eros. Gran mangiatore (adorava le ostriche) e grande amatore, sulle sue performance in entrambi gli ambiti sono stati scritti fiumi d’inchiostro.

Fu durante il suo regno che presero piede fino a diventare moda, tre delle bevande più afrodisiache, cioccolata champagne e caffè da allora indissolubilmente legate all’eros, (si pensi che il caffè era chiamato la bevanda del Diavolo)

Nel ‘700, noto a tutti come il secolo dei Lumi, troviamo due “campioni” irraggiungibili, Giacomo Casanova e Donatien-Alphonse-François de Sade, signore di Saumane, di La Coste e di Mazan, più conosciuto come Marchese de Sade. A loro si deve per a prima volta l’indagine sui profondi coinvolgimenti psicologici del legame eros e cibo, vissuto da queste due figure con profonda intensità.
Il primo è stato ritenuto il più grande seduttore di tutti i tempi, e ancor oggi nella lingua italiana il termine “Casanova” è sinonimo di “rubacuori”. Amava definirsi buongustaio ma con un’inclinazione naturale alla ghiottoneria. In effetti Giacomo Casanova fu sicuramente un bon vivant, godendo di tutto quello che la vita gli poteva dare; sosteneva infatti che l’amore per la buona tavola era pari al piacere di una bella donna.

Molto amò le donne, e pare che le sue armi “segrete” fossero la pasta, le cipolle, la carne di piccione, la cioccolata e le ostriche, delle quali fu smodatamente ghiotto.

Nel suo libro autobiografico Histoire de ma vie descrive come insegnò a due giovanissime educande, tali Armellina ed Emilia, a passarsi le ostriche di bocca in bocca senza che si perdesse l’acqua di mare contenuta nelle valve. “Dovetti dare io l’esempio e così insegnai loro a introdurre da sole l’ostrica con tutto il sughetto nella bocca della persona di turno, infilandovi contemporaneamente la lingua in tutta la sua estensione”
De secondo possiamo riportare una sua affermazione illuminante per comprendere quanto in lui cibo ed eros occupassero un ruolo di primo piano: “Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i vapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria”.
È con queste parole che il Marchese De Sade descriveva il potere erotico e afrodisiaco del cibo.
Il libertino, durante la prigionia a cui era stato condannato per i suoi comportamenti a dir poco licenziosi, in mancanza di meglio, era diventato un goloso ed era ingrassato al punto da farsi bersagliare con appellativi insultanti dai secondini. Il prigioniero aveva idee molto precise sul cibo e in particolare sui dolci. Rifiutando dei banali savoiardi precisava: “Li volevo glassati da ogni parte, Volevo che fossero ripieni di cioccolato e non ce n’era affatto. Bisogna che i biscotti ne abbiano il sapore, come se si mordesse una tavoletta di cioccolato”.

Con un salto di circa un secolo lasciamo le tavole e le alcove del secolo XVIII e arriviamo al 1900, non che il secolo precedente sia avaro di spunti intriganti o personaggi stuzzicanti, si pensi alla bellissima Virginia Oldoini, nota come la contessa di Castiglione. I rumors l’hanno dipinta come una delle protagoniste dell’Unità d’Italia. Amante di ben due teste coronate, (Vittorio Emanuele II e Napoleone III) la sua vita fu costellata di intrighi, amori politica e cibo raffinato.

Si diceva del ‘900 nel quale spiccano due personaggi su tutti Gabriele d’Annunzio e Salvator Dalì.

Del poeta Vate, nonostante disdegnasse il consumare cibo in pubblico, conosciamo la sua costante attenzione per i cibi raffinati e le mense ben apparecchiate e la sia capacità di renderli strumenti di erotismo. Ad ogni pietanza offerta alle sue amanti d’Annunzio conferisce un valore rituale. Testimonianza di quanto appena detto sono le migliaia di piccoli biglietti (circa 2000) indirizzati ad ogni ora del giorno e della notte alla sua governante Albina Becevello; a questi messaggi il poeta affidava i propri gusti, palesi e segreti, fondamentalmente semplici, spesso monomaniaci. Amava le uova sopra ogni altro alimento, uova sode e uova in frittata: non a caso al Vittoriale, perché fossero sempre a disposizione, aveva fatto costruire un grande pollaio. Ecco la trascrizione di due di questi piccoli biglietti:

Cara Albina – scrive l’8 marzo 1932 – più tardi avrò una donna bianca sopra un lino azzurro. Le donne bianche, dopo gli esercizi difficili, hanno fame. Ti prego di preparare un piatto freddo col polpettone magistrale…”. Oppure: “Dilettissima Suor Albina (con questo appellativo e con quello di suor Intingola d’Annunzio chiamava la sua governante), tu avevi superato tutti i grandi cuochi moderni. Con la perfezione del pollo di Beauvais tu hai superato i più famosi cuochi antichi. Ieri, entrando in me, quel pollo ridiventava angelo, spiegava le ali e si metteva a cantare le tue lodi: Laudate, Ventriculi, Sanctam Albinam, coquam excelsam!”.

Di Salvador Dalì, pochi conoscono il suo stretto legame con il mondo dell’alimentazione, aspetto che divenne, sotto certi aspetti, una vera e propria ossessione, condizionandone non solo l’evoluzione pittorica. La vita dell’artista, infatti, è ricchissima di episodi che sono legati alla cucina all’eros e ai piatti a lui cari, evocazioni familiari ma anche sessuali ed erotiche che trovarono il loro culmine in Les Diners de Gala, ricettario illustrato pubblicato in origine nel 1973 e corredato da dipinti e incisioni a sfondo erotico.

Questa breve disamina non sarebbe completa se non si fornisse un elenco parziale di quei cibi e quelle erbe conosciuti da tutti come afrodisiaci.

Ostriche
Universalmente riconosciute come Il cibo più lussurioso che ci sia, il modo migliore (e più sensuale) per mangiarle è a crudo, condendolo con una vinaigrette di scalogno, aceto di vino rosso e pepe.

Avocado
Gli Aztechi lo chiamavano il terzo testicolo e a ragione: questo frutto oleoso contiene alti livelli di acido folico che aiuta a metabolizzare le proteine, vitamina B6 e potassio. Può aumentare la produzione di ormoni maschili e regola la tiroide, il che incrementa la libido maschile e femminile.

Asparagi
Come l’avocado, contengono molta vitamina E, coinvolta nella produzione di ormoni sessuali sia nella donna sia nell’uomo, il che accresce il desiderio sessuale. Gli asparagi forniscono anche vitamina B, ovvero folati, che aiutano ad aumentare l’istamina. Sono afrodisiaci perché: aumentano il desiderio e la produzione di ormoni sessuali.

Peperoncino
Ha effetti digestivi ed è un afrodisiaco per eccellenza: aumenta la sensibilità delle terminazioni nervose e del battito cardiaco e stimola il rilascio delle endorfine, come avviene nel rapporto sessuale. Alcuni lo considerano una sorta di “viagra naturale”, in virtù del miglioramento che apporterebbe in caso di disfunzione erettile.

Aglio
Ebbene sì, il tanto demonizzato aglio grazie all’allicina incrementa il flusso sanguigno verso gli organi sessuali, e di conseguenza facilita e migliora la qualità dei rapporti.
È afrodisiaco perché: migliorare la circolazione sanguigna può mantenere una buona erezione più a lungo; alcuni studi sembrano dimostrare che aumenti il desiderio sessuale negli uomini che hanno problemi di erezione.
Fa bene alla salute perché: è un potente anti batterico, ha proprietà anti virali e contro i lieviti, in più contribuisce ad abbassare i livelli di lipidi nel sangue.
Nota Bene! Per evitare spiacevoli alitosi, lasciatelo ammollo nel latte per una notte intera. Usate quindi 3 spicchi tritati, due vasetti di yogurt bianco e prezzemolo per una salsa perfetta per l’aperitivo.

Zenzero
In Giappone lo zenzero, oltre a favorire la digestione ed essere una spezia dalle infinite virtù salutari, è un vasodilatatore ed è considerato il “viagra naturale”.

Cioccolato
Eros e cioccolato sono un binomio inossidabile nell’immaginario collettivo, del resto il cacao contiene feniletilamina, la stessa sostanza chimica che il cervello produce quando ci innamoriamo. A questo si aggiunga che fornisce teobromina, sostanza simile alla caffeina dotata di un effetto stimolante e alcuni composti con un’azione analoga agli ormoni.

Il ginseng
È una radice, proveniente dalla Cina e dalla Korea, impiegata negli stati di affaticamento, per migliorare la resistenza fisica e mentale. Sembra che i ginsenosidi, principi attivi della pianta, abbiano attività estrogeno-simile, che stimola un maggiore afflusso di sangue al corpo cavernoso, permettendo un’erezione più vigorosa. Gli studi scientifici che ne sono seguiti e che sono tuttora in corso hanno cercato di evidenziare i meccanismi d’azione e i principi attivi presenti in questa pianta, nel trattamento dell’impotenza e delle disfunzioni erettili nell’uomo, e per risvegliare il desiderio sessuale nella donna.

Guaranà
Definito “fonte della giovinezza”, è una pianta rampicante che gli Indios dell’Amazzonia utilizzano come stimolante della vitalità e del vigore dell’organismo, per ottenere effetti positivi sulla durata del rapporto. Rinnova l’energia sessuale, aumenta la possibilità di raggiungere l’orgasmo e la sua intensità, oltre a migliorare le prestazioni sessuali.

Eleuterococco
Elisir di lunga vita siberiano, stimola il metabolismo ed riequilibra l’energia. È impiegato nel trattamento delle turbe sessuali e nella frigidità femminile, perché è in grado di regolare la secrezione degli ormoni, stimolare le ghiandole surrenali e sessuali, con un conseguente aumento della libido.

Rhodiola rosea in Siberia
Veniva regalata agli sposi per garantire loro una prole sana e numerosa. Apporta benefici effetti sul tono dell’umore, la cui alterazione può compromettere il sistema immunitario, determinare squilibri ormonali, interferire con l’apparato cardiovascolare, causando stati depressivi e disfunzioni. La pianta è usata per fornire una spinta al desiderio oltre ad avere un effetto positivo sulla funzione sessuale, migliorando la soddisfazione, il piacere e la risposta agli orgasmi.

Damiana
È uno stimolante psicofisico sudamericano, impiegato con ottimi risultati nella cura dell’impotenza e della frigidità specie se di origine psicologica. Contiene alcaloidi che stimolano direttamente gli organi sessuali, aiuta a tonificare le mucose degli organi riproduttivi ed è efficace contro l’ansia da prestazione, soprattutto se si soffre di eiaculazione precoce.

Maca delle Ande
medicina tradizionale andina consiglia questo tubero in caso di fatica, stress, convalescenza, calo del desiderio sessuale e sterilità. Durante la colonizzazione spagnola la radice di maca fu utilizzata con successo per migliorare la fertilità dei cavalli. Studi scientifici hanno dimostrato che i tuberi sono capaci di regolare il sistema ormonale sia maschile, che femminile, di agire sulla produzione e la qualità del seme, di ridurre la secchezza vaginale e migliorare l’eccitazione, dando così un impulso alla libido e al rapporto sessuale.

Bibliografia sommaria

F.M. Chiancone, Cibi e sapori del ‘500. Ricette, curiosità, leggende di un Herbario del 1585, Roma 2003
G. Gentilini, I cibi di Roma imperiale. Vita, filosofia e ricette del gastronomo Apicio. Con ediz. critica del De re coquinaria, Medusa Edizioni, 2004.
R.M. Meadow e L. Weiss, Sesso e Cibo, conflitti femminili nella sessualità e nell’alimentazione, Ed. Positive Press, 1995.
M. Montanari I racconti della tavola, Bari, 2014.
M. Montanari, Alimentazione e cultura nel Medioevo, Bari 2019.
N. Segnit, Grammatica dei sapori e delle loro infinite combinazioni, Milano 2011.
M. Simonetta, Caterina de’ Medici, storia segreta di una faida famigliare, Milano 2018.
P. Sorge, A tavola con d’Annunzio, Lanciano (Ch), 2015.
P. Visintin, Casanova Goumet, viaggio con un goloso libertino nel secolo dei Lumi, Udine, 2010.

Siti internet

https://www.serenellasalomoni.it/sesso-e-cibo-una-stretta-relazione-psicologica/
https://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/cronaca/cibo-e-eros/cibo-e-eros/cibo-e-eros.html
https://www.vanityfair.it/vanityfood/food-news/2021/02/13/giochi-erotici-con-il-cibo-quali-fare
https://www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/contemporanea/felicita-alimentare/cibo-ed-eros-dalla-necessita-al-piacere.html
https://www.peperoncino.org/il-peperoncino/storia/

 


Gastone Saletnich

Gastone Saletnich

Classe 1967. Si è laureato in lettere, indirizzo Storia medievale, con una tesi sull’esercito pontificio nel XV secolo. Ha conseguito il diploma annuale in Archivistica presso la Scuola vaticana di paleografia diplomatica e archivistica e quello in Biblioteconomia presso la scuola della Biblioteca apostolica vaticana. Dal 1994 al 2005 ha collaborato con l’Archivio segreto vaticano e dal 1996 al 2001 è stato ricercatore presso la MHS di Stavanger (Norvegia). Nel 2003 ha coordinato il catalogo della mostra per i 25 anni di pontificato di Giovanni Paolo II (Visioni ed Estasi, Skira). Ha collaborato con diversi archivi, tra cui l’Archivio della Congregazione dei Padri Maristi e l’Archivio di Stato di Torino. Dal 2013 al 2015 è stato consulente storico della Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura, Torino (Salone del Libro).

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