Carmen Consoli nella sua canzone “La signora del quinto piano” narra la drammatica storia di una donna che, dopo aver sporto denuncia per stalking contro l’ex compagno, viene da questi assassinata e murata nel bagno. Lo stalker le aveva descritto nei minimi dettagli il modo in cui le avrebbe tolto la vita. La vittima si era rivolta alle forze dell’ordine, e gli agenti l’avevano rimandata a casa rassicurandola che non c’era alcun bisogno di aver paura.
Cara signora del quinto piano, sei l’ennesima vittima di femminicidio, ormai si è perso il conto di quante donne come te sono state tradite per mano di colui che più di una volta ha detto loro “ti amo”. Permettimi di dissentire, questo non è certo Amore!
La canzone richiama alla memoria la brutale vendetta dell’ex di Vanessa Zappalà, avvenuta lo scorso agosto. Giovane donna che si è fidata e affidata al sistema giustizia, il suo carnefice, prima di spararle un colpo mortale alla testa mentre sul lungomare della sua città passeggiava tranquilla con i suoi amici, ignara di quello che di lì a poco le sarebbe accaduto, ebbene quell’uomo con cui ha condiviso attimi belli e bui era già stato denunciato da Vanessa per stalking.
Il suo omicida era già stato posto agli arresti domiciliari, anche se poi scarcerato dal giudice per le indagini preliminari che ha disposto invece la misura cautelare del divieto di avvicinamento. Non capisco, qualcosa dev’essere andato storto, forse si è sottovalutato il rischio che correva, magari anche lei non pensava sarebbe arrivato ad annientarla perché si sa di questo si tratta. Il suo omicida era una persona disturbata, dai tratti narcisistici, che in modo freddo e lucido ha deciso che, siccome non poteva più essere sua, allora dovevi essere eliminata. Questo non è Amore, è possesso, controllo sulla donna, e quando il carnefice si rende conto che li ha perduti scatta il meccanismo perverso di distruzione e annientamento. L’epilogo in questa tragedia è che poi lui si è impiccato: due vite perdute, due famiglie distrutte. Un copione che si ripete: lui viene rifiutato e non lo accetta manifestando comportamenti aggressivi e persecutori, lei denuncia, lui uccide e poi in diverse occasioni, l’omicida si suicida. Certamente sarebbe meglio se gli assassini nella loro lucida follia togliessero prima la vita a se stessi, lasciando alle donne la gioia di vivere un futuro colorato con i loro colori preferiti, ma il carnefice non conosce l’amore, è solo un individuo privo di empatia, e nella testa ha un solo obiettivo: distruggere la donna che non gli appartiene più con tutta la cattiveria che ha in corpo.
Da donna sono arrabbiata, delusa e indignata. Ci viene detto di denunciare sempre i nostri aguzzini, e noi lo facciamo fidandoci e affidandoci a chi dovrebbe tutelare la nostra vita: il sistema giustizia, esattamente come ha fatto la signora del quinto piano, e come hanno fatto tante altre prima e dopo di lei, eppure sono state uccise ugualmente. Che cosa non funziona in questo sistema di indagini e sicurezza? Esistono diverse leggi, per ultimo il Codice Rosso, che con tutta la loro bontà a salvaguardia delle donne, a mio avviso rimangono insufficienti perché se ancora si continua a morire vuol dire che è necessario intervenire con mano ancora più dura già al primo campanello d’allarme. Tanto questi soggetti non cambiano, è inutile sperare nel semplice ammonimento e nemmeno nel divieto di avvicinamento. È necessario rinchiudere tali individui dietro le sbarre e gettare le chiavi nell’abisso Challenger, solo così l’umanità e il genere femminile può ritornare a vivere tranquillamente. Altrimenti continueremo a piangere tante signore del quinto piano, non dimentichiamo che nella nostra Italia, dove tanto si osanna la garanzia della sicurezza alla persona, ebbene dall’inizio del 2021 si contano ben 83 femminicidi, 7 negli ultimi 10 giorni. A me sembrano dati drammatici, e a voi?
Articolo interessante, mi piace il collegamento con la canzone per parlare di un argomento scottante