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La vita quotidiana della donna tra presente e passato

Francesca Moretti

DiFrancesca Moretti

Nov 30, 2023

Il tragico epilogo della scomparsa di Giulia Cecchettin ha scosso molte coscienze. La vicenda della morte della giovane, cagionata dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, svetta nelle prime pagine dei giornali. Ė la notizia principe di telegiornali e talk show di ogni fascia oraria.

Perché tanto morboso interesse da parte dell’opinione pubblica? Mi domando se i riflettori si spegneranno a breve com’è accaduto per le altre vittime di femminicidio, e i lettori e gli ascoltatori passeranno oltre. Ovviamente un nuovo evento catturerà l’attenzione della stampa e del pubblico, ed è così che il circo mediatico ricomincerà il suo giro.

Ho ascoltato diversi opinionisti, esperti psicologi e psichiatri, giornalisti, scrittori, e compagnia cantando, ognuno di essi ha voluto regalare la sua pillola di saggezza. Sul comportamento antecedente l’azione omicidiaria compiuta da Filippo ne sono state dette veramente tante, giacché, il giovane aveva manifestato una gelosia sproporzionata, ponendo in essere azioni intrusive nella vita privata di Giulia. Insomma, aveva manifestato atteggiamenti persecutori. Perché non denunciare gli atti di stalkeraggio? Beh! Sempre più facile da riconoscere con il senno di poi che sul momento. Lei, una giovane donna dall’animo sensibile e fragile, lui, un giovane uomo narcisista e manipolatore. Vallo a sapere prima, vallo a prevedere prima…non si ha mica la sfera di cristallo! Non si può vivere di paura, né possiamo avere atteggiamenti prevenuti nei confronti di ogni uomo. In potenza ogni essere umano è capace di atti violenti fino ad arrivare a uccidere i propri simili, ma è vero anche che non ogni uomo ha disturbi psichiatrici.

A questo omicidio è legato anche il discorso di un sistema sociale ancora prevalentemente patriarcale. La donna del Ventunesimo secolo obbligata a salire sulla macchina del tempo per essere riportata indietro, periodo storico prescelto dall’opinione odierna? Il Medioevo! Davvero è così?

Questo ribollire di idee dal sapore padronale ha solleticato la mia curiosità. Ho voluto fare delle indagini di carattere storico sulla vita di ogni giorno delle donne del Cinquecento, un pochino più in là come epoca rispetto all’età di mezzo. Perché si sa il Rinascimento rappresenta un periodo di rinascita, di luce, dopo il buio, di fiorire di menti eccelse nel campo delle scienze, delle arti, delle lettere…

Di quel periodo, sui libri di storia abbiamo letto di donne illustri, la più citata è sicuramente Isabella d’Este, invece l’arte reclama a sé la valente pittrice Lavinia Fontana. Il mondo rose e fiori, in quel tempo, lo è stato per tutto il gentil sesso? No, assolutamente. Iniziamo col dire che le porte dell’istruzione si aprivano solo per poche elette. Soltanto alle donne appartenenti alla classe sociale medio/alta era consentito imparare a scrivere e a leggere. Ma pure nell’insegnamento era implicita la fregatura, perché veniva consentita la lettura di testi prevalentemente di genere religioso. La maggior parte di esse, che appartenevano al ceto basso, venivano ammaestrate ai lavori domestici. L’elemento che le accomunava tutte era che venivano educate all’obbedienza e alla riservatezza. In altre parole, schiave! Alle educande, lo stato di persona obbediente all’uomo di turno, sia esso padre, fratello, marito veniva fatto ingoiare in forma di confetto caramelloso, ovvero, veniva spacciata come virtù. Tu, donna, sei una creatura virtuosa se ti dimostri obbediente e riservata nei confronti del sesso maschile. Altro che rinascita!

Attraverso le mie indagini sono arrivata alla conclusione che mutano le epoche, i protagonisti, gli scenari, ma continuiamo a navigare in un sistema a gambero, due passi avanti e uno indietro, e nel mezzo dei progressi a metà vi è sempre la questione “educazione”.

Per approfondimenti sul Rinascimento:

https://www.treccani.it/enciclopedia/rinascimento/


Francesca Moretti

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