Meyer R. Schkolnich, altrimenti noto con il nome di Robert King Merton, discende da una famiglia di immigrati dell’est Europa, nasce nel 1910 in uno dei quartieri più malfamati di Filadelfia, muore a New York nel 2003. Si laurea all’Università di Tempe e consegue il Dottorato ad Harward. Insegna sociologia ad Harward, Tulane e infine alla Columbia University, si distingue con l’appellativo di Mr. Sociology, viene insignito della “Medaglia nazionale della scienza” per le ricerche svolte negli ambiti di sua competenza.
L’ obiettivo principale di Merton è comprendere come alcune strutture sociali esercitino “una pressione ben definita su alcuni componenti della società, a tal punto da spingerli a un comportamento anticonformista, anziché a uno conformista”. Il sociologo, infatti, parte dal concetto che la condotta deviante non scaturisce da problematiche di carattere psicologico né tantomeno ha un’origine biologica. Cosa allora spinge un soggetto alla manifestazione di un comportamento anticonformista? Per Merton è la stessa struttura sociale. L’opportunità di individuare gruppi che siano soggetti in modo particolare a tali pressioni, e di rinvenire in questi stessi gruppi un livello piuttosto alto di comportamento deviante, non perché gli individui che compongono questi gruppi abbiano tendenze biologiche particolari, ma perché essi reagiscono in modo normale alla situazione sociale in cui si trovano. In altre parole, gli individui si comportano in modo deviante unicamente in risposta all’usuale contesto in cui sono calati. Merton, inoltre, precisa che analizza tali condotte da una prospettiva sociologica. Lo studioso mette in evidenza come il soggetto, spinto dalla società a raggiungere determinati obiettivi, tende a usare i mezzi che si mostrano più efficaci ma non sempre istituzionalizzati, quindi pone in essere una serie di comportamenti che violano le regole previste dell’ordinamento. Se tali condotte si protraggono nel tempo si arriva a rafforzare l’anomia di cui parla Ėmile Durkheim, questo perché rispetto all’efficacia della norma sociale risulta maggiore la forza di seduzione del mezzo pratico, seppur illegale, per raggiungere le mete.
La teoria della tensione
Ponendosi sulla scia del pensiero durkheimiano, Merton elabora la teoria della tensione. Egli afferma che gli agiti devianti sono provocati dalla situazione di anomia, intesa come assenza di norme sociali, che a loro volta generano da un conflitto fra la struttura culturale e quella sociale; la prima definisce gli obiettivi verso cui tendere e i mezzi attraverso i quali realizzarli. Nella seconda, invece, sono distribuite le opportunità primarie per raggiungere quegli obiettivi con quei mezzi. Il conflitto generato tra opportunità e mete allo scopo di perseguirle origina dei valori culturali ai quali il soggetto prova a uniformarsi attraverso cinque forme di condotte: la conformità, l’individuo accetta sia gli obiettivi culturali che i mezzi per raggiungerli; l’innovazione, che rappresenta il comportamento del ladro, del truffatore, del menzognero, dunque di quegli individui che seguono le mete ma rifiutano i mezzi istituzionalizzati; il ritualismo, condotta seguita da chi pur rinunciando agli obiettivi rispetta le norme approvate sui mezzi, in altre parole il comportamento di colui che pensa: “meglio un uovo oggi che la gallina domani”; la rinuncia, condotta tipica degli accattoni e/o di coloro che sono soggetti a forme di dipendenza, i quali non perseguono né mete e né mezzi; la ribellione è il classico comportamento degli individui che rifiutano sia le mete che i mezzi e si adoperano per un sistema alternativo, valutato più giusto.
L’analisi sociologica portata avanti da Merton evidenzia che ad eccezione del comportamento aderente alla conformità, le restanti condotte sono devianti.
In sintesi, la teoria della tensione elaborata dal sociologo afferma che la devianza è il risultato del dislivello tra le mete di una cultura e i mezzi accettati per raggiungerle.
Bibliografia:
Merton, Teoria e struttura sociale, Il Mulino
https://www.treccani.it/enciclopedia/robert-king-merton_%28Enciclopedia-Italiana%29/