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Sesso e decisione “ragionevole” di genere: maschio o femmina

Francesca Moretti

DiFrancesca Moretti

Gen 31, 2023

Per Gillian Keegan, Segretario di Stato per l’istruzione del Regno Unito, un sedicenne è sufficientemente grande per decidere il cambio di genere. Notizia questa che ha suscitato non poche polemiche; sull’argomento vi sono molte convinzioni e idee divergenti. Il parere espresso dalla ministra trova conferma nella sua esperienza individuale, giacché, all’età di 16 anni, lei ha mollato gli studi per entrare nel mondo del lavoro.

Il ragionamento che fa la Keegan ha come conseguenza che 16 anni costituiscono un’età “abbastanza ragionevole” per prendere decisioni rilevanti riguardo la propria vita. La legge in materia, il cosiddetto Gender Recognition Act, non ha avuto consensi da parte dell’attuale governo britannico, capeggiato da Rishi Sunak, ovviamente la ministra con le sue esternazioni non ha assunto una posizione avversa all’ideologia conservatrice, il suo obiettivo è stimolare una maggiore sensibilizzazione su un tema sociale delicato e molto dibattuto.

A mio parere, non da esperta, ma da semplice osservatrice del mondo adolescenziale, i sedicenni di oggi non sono quelli di ieri, però, se da un verso dimostrano di avere maggiore consapevolezza verso il proprio corpo e, in generale, verso tutto quello che ruota intorno alla propria persona, dall’altro si portano dietro le stesse fragilità, quindi, non vanno lasciati soli nelle scelte di vita, specialmente quando si tratta di decisioni di una certa importanza. Il cambio di genere, ad esempio, è una decisione con cui il giovane dovrà convivere e condividere con la società intera. Credo che l’adolescente che desidera cambiare sesso debba essere ascoltato senza preconcetti, senza esprimere giudizi lapidari che possano gravare su una personalità in divenire. Certamente i sedicenni possono decidere il cambio di genere, accompagnati e supportati nella loro transizione da un bravo terapeuta, il quale coinvolgerà tutto il nucleo familiare, perché spesso accade, e la cronaca è piena di eventi terminati in tragedia, che è proprio uno o entrambi i genitori a disconoscere quel figlio, considerato il diverso e divenuto motivo di vergogna, oppure si sentono inadeguati nel gestire la richiesta del giovane che vuole sottoporsi a un trattamento ormonale e/o chirurgico per cambiare genere sessuale.

Alla nascita, a ogni essere vivente viene assegnato il genere, maschio/femmina, uomo/donna, in base alle caratteristiche fisico-biologiche. Da quel momento in poi l’individuo acquisisce anche l’identità di genere legale, in altre parole il ruolo pubblico vissuto. Sono altri a scegliere il genere: la natura, la giurisprudenza…ma quell’individuo, sia donna o uomo, ha una psiche mediante la quale percepisce di non riconoscersi in quel corpo con un “genere” assegnato da attributi fisici e atti legali.

In sostanza di cosa si sta parlando, da quale malessere sono afflitte queste persone? Secondo gli esperti si tratta di disforia di genere.

Disforia di genere

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-5, inserisce la disforia di genere in una categoria a sé, e dove il disturbo coincide con il disagio affettivo e cognitivo in relazione al genere assegnato. Il soggetto ravvisa sofferenza che origina dall’incoerenza tra il genere sentito proprio e il genere assegnatogli alla nascita. Doveroso sottolineare che non tutti i soggetti soffrono per tale incoerenza, molti sono angosciati dal non poter ottenere gli interventi fisici desiderati attraverso terapie ormonali e/o operazioni chirurgiche.

La disforia di genere si manifesta in modo differente nelle diverse fasce di età. Le conseguenze di tale disturbo possono essere diverse, ad esempio nei bambini l’inadeguatezza a relazionarsi con i propri coetanei, l’incapacità a sviluppare competenze tipiche dell’età e del sesso di appartenenza possono portare all’isolamento dal gruppo dei pari e alla sofferenza. Anche per adolescenti e adulti il disagio relativo al desiderio di appartenere al genere opposto spesso interferisce con le normali attività quotidiane. Difficoltà relazionali, incluse quelle sessuali, rendimento scolastico e lavorativo possono essere fortemente compromesse. Concludendo, il cambio di genere non è una decisione da prendere a cuor leggero, l’individuo, sia giovane che adulto, non va stigmatizzato ma ascoltato e aiutato da personale specializzato, e cosa più importante deve avere un contesto famigliare amorevole e accogliente.


Francesca Moretti

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Francesca Moretti è una Web Reporter Certificata dal WREP Registro EU Web Reporter
1 commento su “Sesso e decisione “ragionevole” di genere: maschio o femmina”
  1. Il problema posto dall’articolo è “spinoso” come si usava dire un tempo. Cercherò di esprimere un’opinione non da esperto della materia, ma da quasi esperto della mia personale esperienza di vita che dura da più di 80anni. Comincerei dal problema della maturità dei sedicenni. Non credo che gli adolescenti di oggi si distinguano molto da quelli dei miei tempi per la maturità di giudizio. Direi che i sedicenni, femmine e maschi, in ogni epoca, non possono aver raggiunto una maturità sufficiente per prendere decisioni determinanti e irrevocabili per la loro vita futura. Sia perché lo sviluppo psicofisico non lo consente sia perché essi sono altamente suggestionabili da parte dell’ambiente socioculturale circostante.
    Osserverei che l’ambiente dei giorni nostri è, per i giovani, assai peggiore di quello di 50anni fa. E ciò perché gli stimoli prodotti dai messaggi dei media, soprattutto dopo l’avvento del web, sono così invasivi nella psiche da essere in grado di influenzare pesantemente le persone tanto nelle scelte della vita quotidiana quanto degli indirizzi ideali e culturali. Si badi bene, scelte non solo dei giovani, ma anche degli adulti e degli anziani.
    Sulla questione dell’identità sessuale oggi vi è poi una babele di messaggi. E prima di avanzare proposte per risolvere varie situazioni sarebbe bene fare chiarezza su che cosa si intende appunto per identità sessuale o “identità di genere”, come si dice oggi con una moda linguistica fatta apposta per aumentare la confusione.
    Stiamo parlando di dare ai 16enni la possibilità di decidere di cambiare sesso. Ora osserviamo che i media ci informano che queste identità si presentano in una gamma di combinazioni praticamente infinita: maschi che si sentono femmine, femmine che si sentono maschi; maschi che non si sentono né femmine né maschi; maschi che il lunedì si sentono femmine ma il giorno prima si sentivano maschi e così via.
    Ma allora, direi, prima del cambio di sesso sarebbe opportuno spiegare al 16enne richiedente se ha veramente preso in considerazione tutte le possibili scelte in materia.
    In breve, anch’io concordo con Francesca Moretti: in questa materia la prudenza è obbligatoria

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