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Quando un bambino non parla… è muto selettivo o timido?

Francesca Moretti

DiFrancesca Moretti

Ott 29, 2021

 

“La voce non ha bisogno di trasportare sulle ali la lingua e le labbra, quindi si spinge su nel cielo; allo stesso modo l’aquila non ha bisogno di portarsi dietro il nido, ma si solleva nel vasto firmamento”. Khalil Gibran
E quando la voce si gela in gola? A questo punto l’atto di comunicare, innato nel genere umano, non è più semplice come dovrebbe essere.
Com’è possibile che le parole non vogliano proprio uscire dalla nostra bocca? Cosa accade davvero?
Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) il Mutismo Selettivo è descritto come la costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli, come ad esempio a scuola, nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni.
Le persone muto selettive in circostanze particolari o con specifiche persone smettono di parlare. Il mutismo selettivo è un disturbo basato sull’ansia e può manifestarsi intorno ai 3/4 anni, ma non è l’unica fascia di età in cui compare perché si può presentare anche tra i 10/12 anni.
Gli studiosi provano a dare una spiegazione di questa mancanza del linguaggio, essi sostengono che il mutismo selettivo è caratterizzato dall’incapacità di parlare in alcuni ambiti sociali, nonostante lo sviluppo e la comprensione del linguaggio siano nella norma. Il disturbo non è dovuto a qualche disfunzione organica o a un’incapacità correlata allo sviluppo, ma è una risposta a un forte stato emotivo legato all’ansia. I soggetti muto selettivi vogliono parlare ma non riescono a farlo fuori casa o in presenza di persone estranee, praticamente si bloccano, e questa incapacità della voce a venire fuori avviene soprattutto in luoghi pubblici o negli ambienti sociali più ansiogeni come possono essere l’asilo o la scuola. Contrariamente a quanto accade in tali contesti, gli individui con mutismo selettivo a casa, negli ambienti familiari e con le persone con cui si sentono a proprio agio parlano in modo naturale, anzi spesso si rivelano soggetti molto loquaci.

DSM-5: che cos'è e come è strutturato

Il mutismo selettivo può portare a pregiudicare i rapporti sociali, infatti lo stato d’ansia che si impossessa dei bambini costituisce un impedimento all’interazione con i propri coetanei. Nel corso della loro vita, gli individui muto selettivi possono andare incontro a isolamento sociale e, in particolare in ambito scolastico, questi bimbi possono manifestare compromissione educativa, proprio perché non parlano ai loro insegnanti dei propri bisogni, sia personali come può essere la semplice richiesta di andare in bagno, sia didattica come ripetere le consegne di un compito quando non si è capito cosa fare. A compromettere ulteriormente la situazione sociale ed educativa di questi bambini è che spesso sono presi in giro dai loro compagni.
Secondo il DSM-5 in alcuni casi, il mutismo selettivo può fungere da strategia compensatoria finalizzata alla riduzione della attivazione ansiosa negli incontri sociali.
Ma che cosa accade da un punto di vista fisiologico? Di fatto questi bambini vorrebbero parlare ma le parole rimangono congelate in gola a causa della paura. Nel nostro cervello è presente l’amigdala, o corpo amigdaloideo, che è una piccola ghiandola a forma di mandorla che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura.
L’amigdala ha una funzione di controllo degli eventi e degli stimoli che derivano dall’esterno. Alcune volte questa ghiandola interpreta alcuni segnali come input di pericolo ed ecco che invia messaggi al cervello, che inizia a rilasciare degli ormoni come l’adrenalina, che a loro volta fanno scattare una serie di meccanismi, tra cui quelli di fuga o di difesa. Quando l’amigdala di questi bambini fa partire una risposta allo stress, li fa sentire ansiosi e a disagio, e la loro voce si blocca in gola.
Un’altra categoria è rappresentata dagli individui timidi, la timidezza non è un disturbo ma un tratto soggettivo. Esattamente come le persone adulte anche i bambini sono dotati di una propria personalità, vi sono piccoli più estroversi e altri invece introversi, per tale motivo i comportamenti specifici di alcuni bambini non li osserviamo in altri, ma questo di per sé non costituisce un problema. I soggetti timidi spesso celano tante risorse che hanno bisogno di essere valorizzate, ma come? E’ necessario aiutare queste piccole persone a prendere parte per gradi alla vita sociale, soprattutto in quei contesti dove non si sentono molto a proprio agio affinché si aprano agli altri e al mondo.


Francesca Moretti

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Francesca Moretti è una Web Reporter Certificata dal WREP Registro EU Web Reporter

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